Dal Nazareno al Cireneo, la crisi favorisce un nuovo patto

Un'Italia con un ruolo centrale in Libia apre uno scenario nuovo per la politica interna. Potrebbe incidere sui rapporti Pd-Forza Italia

Dal Nazareno al Cireneo, la crisi favorisce un nuovo patto

Il quadro non è ancora chiaro e forse non lo sarà neanche giovedì, quando il governo riferirà in Parlamento sulla crisi in Libia. Di certo, l'eventualità di un intervento militare italiano - ovviamente nel contesto di una missione internazionale sotto il cappello dell'Onu - potrebbe incidere sugli equilibri che tengono insieme la maggioranza.

L'eventualità che l'Italia possa avere un ruolo centrale - di «guida», ipotizza il ministro della Difesa Roberta Pinotti - in una missione militare che punti a fermare l'avanzata dell'Isis nel Nord dell'Africa apre infatti uno scenario nuovo sul fronte della politica interna. Perché potrebbe incidere sui rapporti tra il Pd e Forza Italia da una parte e perché potrebbe portare a nuove tensioni da parte della minoranza dem e di Sel.

Uno scenario con l'Italia impegnata in Libia, infatti, tende evidentemente ad avvicinare Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il primo netto nel dire che «non si può far finta di dormire» e che il nostro Paese «farà la sua parte», il secondo pronto «a contribuire in modo costruttivo alle difficili scelte che l'Italia dovrà prendere». La richiesta del leader di Forza Italia è di «coinvolgere tutto il Parlamento nell'assunzione di decisioni così gravi e che devono trascendere le appartenenze», ma è chiaro che nel merito l'ex premier considera la via dell'intervento militare un'opzione da prendere in seria considerazione. Un punto, peraltro, su cui una volta tanto Forza Italia ha una posizione compatta e senza distinguo se anche Raffaele Fitto si augura che l'Italia «prenda subito l'iniziativa». Insomma, dopo il patto del Nazareno potrebbe aprirsi la strada ad una sorta di patto del Cireneo.

Anche perché il M5S ha già fatto sapere di essere contrario a qualunque intervento militare, mentre tra Sel e sinistra Pd l'approccio è cauto: sì ad una missione di peacekeeping ma solo dopo il negoziato dell'Onu.

Un po' la posizione che ebbe il Prc di Fausto Bertinotti quando nel 1999 votò a favore dell'intervento nei Balcani. Appoggiò sì la scelta dell'allora premier Massimo D'Alema, ma tra mille distinguo, tensioni e lacerazioni.

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