Pierluigi Biondi, sindaco de L'Aquila, esponente di Fdi, racconta la sua realtà alle soglie del 2026, anno in cui il capoluogo abruzzese sarà "città della cultura".
Lei è stato il primo sindaco di Fdi eletto in un capoluogo. Che bilancio fa oggi?
"Gli indicatori macroeconomici del Paese sono favorevoli e i dati Istat 2025 indicano una crescita del tasso di occupazione e un calo della disoccupazione. Inoltre, interpretando i sondaggi, possiamo dire che i cittadini italiani si sentono rassicurati dall'autorevolezza internazionale del governo. In questi tempi complessi di una geopolitica in cerca d'autore, impegnarsi per la difesa dell'Occidente e per favorire le condizioni per una pace vera, rientra in quella cura del bene comune di cui si accennava prima. Poi, come responsabile nazionale degli Enti locali del partito credo che la nove giorni di Atreju sia stata un'edizione che ha sancito in modo chiaro la forza trainante di Fdi nell'affermazione di un conservatorismo moderno non ideologizzato".
Le aree interne restano una delle grandi sfide del Paese. L'Aquila può diventare un modello?
"Al di là dell'evento sisma e delle opportunità di ricostruzione e di rilancio, L'Aquila, grazie all'impegno del centrodestra, si è andata accreditando come un laboratorio per progetti, modi e tempi per contrastare lo spopolamento delle aree interne. L'Aquila ha individuato un modello di sviluppo fondato sulla conoscenza, sulla ricerca e sull'innovazione, grazie alla valorizzazione dell'Università, dei laboratori del Gran Sasso, dell'Istituto internazionale di ricerca e di alta formazione GSSI, delle prestigiose accademie artistiche e musicali. In questo solco si inserisce la Brightstar che investirà oltre 3 milioni di euro in tre anni per creare un centro di competenza di innovazione tecnologica strategica".
L'Aquila sarà Capitale italiana della Cultura. È un punto di arrivo o un punto di partenza per la città?
"È di arrivo, perché è il coronamento di un percorso di rinascita complesso, durante il quale le difficoltà, anche burocratiche, non sono mancate, ma anche entusiasmante. Di partenza, perché non è nel nostro Dna dormire sugli allori.
La nostra è una comunità in continua evoluzione e il programma di capitale della cultura 2026 ne è la dimostrazione con i suoi 300 eventi, gli ospiti internazionali, distribuiti tra arte, musica, teatro, cinema, danza, partecipazione e ricerca".