Politica

L'arrivo annunciato della magistratura

La campagna elettorale al fulmicotone non è un guaio solo per i candidati. Lo è anche per i media, soprattutto per il blocco mobilitatosi immantinente per la sinistra

L'arrivo annunciato della magistratura

La campagna elettorale al fulmicotone non è un guaio solo per i candidati. Lo è anche per i media, soprattutto per il blocco mobilitatosi immantinente per la sinistra, o meglio contro il destra-centro. In passato centellinavano gli argomenti, ora sono costretti a mitragliarli. Soprattutto per il panico: dalle elezioni del 2008 non è mai stata così concreta la vittoria dello schieramento avverso alla sinistra. Il fascismo, come sempre, è alle porte. E gli argomenti sono gli stessi, dal 1994: appunto il pericolo fascista (allora c'era Fini, ma anche il Cav. era in odore, era infatti chiamato Nero) e poi la questione morale che, nel linguaggio tardo-berlingueriano, vuol dire: le inchieste della magistratura contro gli avversari politici. Di nuovo c'è la Russia: tema su cui, come abbiamo scritto qui, sarebbe bene Salvini facesse chiarezza. Ma come si fa a dimenticare che sono stati gli (ex?) amici di Letta, i grillini, amici a loro volta di Putin, ad aprire la crisi che ha portato alla caduta di Draghi? E' legittimo non piacciano le politiche del destra-centro, è altrettanto legittimo non votarle, e contrapporvisi: meno trasformare giornali e reti televisive in organi di propaganda da cui martellare ossessivamente. Come se poi questa strategia, dal 1994 a oggi, sia servita a qualcosa; più i media demonizzavano il centro-destra, più vinceva. Più si usavano le due punte, antifascismo e questione morale, più una maggioranza relativa di italiani, faceva spallucce. La questione morale, cioè le inchieste, sarà il vero piatto forte delle prossime settimane. E non solo a nostro avviso: lo scriveva giorni fa il Times di Londra, che riportava anche il giudizio di Guido Crosetto, secondo il quale cercheranno di fermare in ogni modo Giorgia Meloni, anche con le inchieste. E infatti è da giorni che il blocco mediatico di sinistra batte sul Circeo nero, sulla indagine che ha decapitato la giunta di Terracina. Dove non si capisce se il peccato degli amministratori fosse quello di essere neri o di essere indagati dalla magistratura. Il piatto forte è ovviamente l'ex sindaco, Nicola Procaccini, ora europarlamentare. Per quel poco che può valere, l'ho incontrato in diverse occasioni pubbliche in cui abbiamo discusso di libri: tutto mi è sembrato fuorché il classico tangentaro. E ancor meno nero, cioè fascista. Non è di sinistra, ed è molto vicino a Meloni: la sua colpa sarà quella. Non vogliamo entrare nel merito dell'indagine, le tesi difensive di Procaccini mi paiono plausibili, la magistratura farà il suo corso. E' tuttavia inaccettabile l'esposizione mediatica dell'indagato, come un trofeo di caccia. Una vecchia storia. Agitare la presupposta questione morale non fa vincere le elezioni: non lo fece nel 1994, a ridosso della epidemia di Mani pulite, figuriamoci ora.

Ma sfruttarla è fondamentale alla sinistra per lanciare un segnale, e dire: anche se vincerete, non sarete legittimati a governare, perché siete fascisti, e siete anche ladri.

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