L'assalto finale del Carroccio alle roccaforti rosse

Dalle inespugnate Modena e Ferrara alla sfida di Livorno coi 5S. E c'è anche la simbolica Capalbio

L'assalto finale del Carroccio alle roccaforti rosse

Ha scelto di chiudere la campagna elettorale in un comune di 13mila abitanti, in provincia di Piacenza. L'ultimo comizio di questa campagna elettorale Matteo Salvini l'ha tenuto ieri sera a Castel San Giovanni. Non solo per tirare la volata al sindaco di centrodestra, Lucia Fontana. La scelta simbolica di chiudere il tour nella «rossa» Emilia, nel fortino della sinistra ancora inespugnato, si deve alla fiducia del Carroccio di poter portare a casa il ribaltone, nonostante le polemiche dopo la tragedia di Mirandola.

Sono soprattutto due città l'obiettivo di una vittoria al secondo turno contro il centrosinistra che qui governa da sempre: Modena e Ferrara. Ma nelle mire della Lega ci sono anche roccaforti come Capalbio, in Toscana. Al voto, oltre al Parlamento Ue, domani va la metà dei comuni italiani. Ventisette capoluoghi di provincia, tra cui cinque anche capoluoghi di regione: Bari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza. E poi Bergamo, Ferrara, Reggio Emilia, Modena, Forlì, Livorno, Prato, Pescara e Foggia. Ed è proprio nella rossa Emilia, dove i 235 comuni in cui si vota sono per il 90% governati dal centrosinistra, che la Lega spera nel colpaccio: «Vedremo quanto c'è di rosso domenica», va ripetendo Matteo Salvini nei suoi comizi. Di certo ce n'è parecchio nella Ferrara governata dalla sinistra dal 1945, dove la Lega è passata dal 3,3 del 2014 al 18 delle Politiche. Ora dopo i due mandati del sindaco Pd Tiziano Tagliani, la sfida è tra il capogruppo del Carroccio in Regione Alan Fabbri, appoggiato anche da Forza Italia, Fdi e da alcune civiche, e Aldo Modonesi, esponente del centrosinistra sostenuto dal Pd. Più dura la rimonta a Modena, dove l'uomo forte dei democratici è il sindaco uscente Gian Carlo Muzzarelli, in cerca del secondo mandato, pur consapevole che dalle Politiche del 2013 a quelle del 2018 qui il Pd ha perso quasi 15mila voti. Su questa dispersione si insinua il candidato del centrodestra Stefano Prampolini, con cui, ha detto Salvini, «vinceremo dopo 74 anni». Non è un caso che tra il 3 e il 19 maggio, il leader del Carroccio sia arrivato per tre volte nel Modenese, la provincia più difficile dell'Emilia.

Se a Firenze il sindaco uscente, Dario Nardella, dorme sonni tranquilli, nonostante una mancata vittoria al primo turno possa rivelarsi rischiosa, già a Prato lo scenario è più pericoloso: il centrosinistra teme di perdere l'ultima città di peso, dopo aver già visto capitolare negli anni Siena, Arezzo, Pistoia e Pisa, finiti al centrodestra. Toccherà a Matteo Biffoni del Pd difendersi dall'assedio del candidato avversario Daniele Spada. A Lecce l'uomo del centrodestra è Saverio Congedo, di Fdi, ma c'è anche Adriana Poli Bortone con una civica che potrebbe attirare parte dei voti della coalizione. Per il centrosinistra si ricandida Carlo Salvemini ma anche qui la coalizione è divisa.

E se anche Potenza potrebbe riservare sorprese decretando la vittoria della Lega al Sud, c'è pure Capalbio a richiamare attenzione: poco rilevante con i suoi 4mila abitanti ma importante dal punto di vista simbolico, è la spiaggia dei «radical chic» che Salvini minaccia di spazzare via con la sua mareggiata leghista.

Il sindaco uscente, Luigi Bellumori, non si è ricandidato, i dem sono spaccati e il centrodestra punta sul dentista Valerio Lanzillo. E il M5s? In molti dei comuni al voto, i più piccoli, non si presenta. Lo fa in appena 258, il 7,4% del totale. Su 28 capoluoghi di provincia che andranno al domani, i grillini sono presenti in 25.

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