
Il ministro degli esteri israeliano Gideon Saar l'ha spiegato così: "Non lasceremo che gli jihadisti armati di Hamas vivano a un chilometro dal letto dei nostri bambini". E Netanyahu: "Saremo Atene e Sparta, Super Sparta se saremo soli". Anche perchÉ "chi ci condanna è ipocrita". Semplice: Hamas deve alzare le mani, i nostri rapiti devono tornare a casa. Questo dice Israele anche se nel mondo i titoli di prima pagina urlano un sottinteso di crudeltà, un appetito di confronto, di spazio. Ma da questa comune attitudine, encomiabile per la sua intenzione umanitaria, è assente l'idea di capire perché la guerra. O gli ebrei sono cattivi? L'artigliera, i mezzi corazzati, i tank che non erano ancora entrati ma usavano nota tecnica di far molto riunione ma poco scontro, le due divisioni che avanzano con cautela ma che sono diventate una intera "occupazione".
L'ingresso ancora molto parziale a Gaza City è costato mesi di preparazione, due anni di riflessione, discussione nel governo e con gli americani: l'intento è separare prima possibile la popolazione dalle migliaia dei terroristi in città così da costringerli alla resa e cercare di recuperare i rapiti. Marco Rubio ripartito da Gerusalemme dopo lunghi colloqui con Netanyahu e dimostrazioni di consenso circa i due obiettivi fondamentali è volato a Doha con l'intenzione e forse l'incarico di cercare un compromesso. Ma nel consesso internazionale l'idea di sconfiggere Hamas è assente: Israele viene condannata nel pacchetto che giusto ieri ha accusato Israele di genocidio con l'ennesima risoluzione dell'Onu, della solita Navy Pillay, professionista dell'odio antisraeliano. Sullo scontro di una guerra che ha come obiettivo la sconfitta di Hamas, non si è mai vista tanta determinazione invece a salvarlo, tanta compatta condanna internazionale, dall'Eurovision ("escludiamo Israele" dice Sanchez "altrimenti la Spagna si ritira") all'anno scolastico marchiato Gaza, all'accettazione dell'idea che il Qatar abbia ragione quando accusa la violazione della sua sovranità (almeno avesse condannato la violazione da parte di Hamas il 7 di ottobre in Israele) dopo aver foraggiato il terrorismo che ha causato tutta la guerra: la patria miliardaria della Fratellanza Musulmana che ha cullato a casa sua Hamas, ha riunito i leader arabi, gli iraniani, i turchi. Ma il reciproco evidente odio è troppo perché possa uscirne una posizione comune; peggio l'Europa, che voterà all'Onu per lo Stato Palestinese, il vero premio cui Hamas punta.
La storia dell'ultima mossa di Israele è semplice: due divisioni israeliane, hanno avviato un'operazione che punta allo stato maggiore di Hamas annidato nella Striscia, dove sono detenuti in condizioni disperate i 20 ostaggi vivi. Se il tentativo di Rubio funzionasse, l'attacco è costruito a strati, così che si possa fermare davanti alla notizia di un accordo. Israele dopo il macello del 7 di ottobre e poi gli oltre mille (il numero è preciso) attentati terroristici sventati nell'ultimo anno sa che la guerra religiosa di Hamas, è una forza vischiosa e larga, nutrita da denaro e armi dall'Iran, al Qatar, all'Egitto. Ha giurato nella sua carta la guerra santa. Se questo può sembrare normale alle manifestazioni che urlano "from the river to the sea", o a Sanchez, non è così per chi vive una realtà in cui è meglio essere disapprovato che essere morto. Questo, non ha niente a che fare con l'idea di "genocidio": si introducono aiuti umanitari di ogni tipo, si avverte sempre prima di colpire le roccaforti di Hamas e si sposta la popolazione altrimenti Hamas la userà come scudo umano invece di salvarla nei suoi cunicoli. Israele si difende con la decisione che il Medioriente richiede: il fatto che abbia colpito l'Iran e gli Hezbollah, che la Siria cerchi un accordo, che l'Egitto firmi contratti significativi per rifornimenti energetici, segnala che parte del mondo arabo aspetta che Hamas sgombri il campo. La pace verrà appena Hamas sarà sconfitto, se l'Europa lo salva ne soffrirà le conseguenze.
L'intera contrapposizione europea e dell'Onu a Israele è gelosa difesa ideologica disegnata dopo la seconda guerra mondiale intorno a un movimento pacifista fasullo, che sosteneva interessi antioccidentali, figurandosi vittima di colonialisti e razzisti. Israele è stata messa con gli Usa in questa schiera. Ora ha imparato la lezione col fallimento degli accordi di Oslo, e col 7 di ottobre.