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L'attacco degli 007 alle Ong del mare: "Aiutano gli scafisti e fanno più morti"

L'intelligence: "Pubblicizzate sui social le attività di soccorso. Vantaggi logistici e aumento dei profitti per i trafficanti, ma così cresce il rischio di naufragi". Il focus sulle rotte dal Libano e dalla Turchia

L'attacco degli 007 alle Ong del mare: "Aiutano gli scafisti e fanno più morti"

«Le Ong rappresentano un vantaggio logistico per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti e espongono a più concreto rischio di naufragio le persone imbarcate». Con questo e altri passaggi significativi - contenuti nella relazione annuale del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) presentata ieri in Parlamento e contenente anche analisi sul conflitto tra Russia e Ucraina e sul terrorismo di matrice jihadista - l'intelligence entra nel dibattito sull'immigrazione in Italia offrendo un assist inaspettato al governo di Giorgia Meloni, in concomitanza con l'ultima tragedia che ha riportato in primo piano un'emergenza caratterizzata lo scorso anno, rispetto a quello precedente, da un marcato aumento dei flussi su tutte le rotte marittime e terrestri.

Con il nostro Paese che continua a rivelarsi la principale porta d'ingresso e transito di migranti irregolari nell'Unione Europea. Un'emergenza non più soltanto umanitaria, ma che investe la sicurezza nazionale. Anche se per Elisabetta Belloni, direttore generale del Dis, «non bisogna confondere l'attività di soccorso in mare con quella di intelligence».

L'incremento della pressione migratoria ha determinato un aumento dei soccorsi in mare effettuato dalle navi delle organizzazioni umanitarie, principalmente in area Sar libica. Attività che spesso vengono «pubblicizzate sui social network dai facilitatori dell'immigrazione irregolare quale garanzia di maggiore sicurezza del viaggio verso l'Europa». È così che i disperati in fuga dai propri Paesi d'origine vengono convinti ad affidarsi a trafficanti senza scrupoli che traggono vantaggi dalla presenza delle navi Ong, permettendo loro «di adeguare il modus operandi in funzione della possibilità di ridurre la qualità delle imbarcazioni utilizzate, aumentando correlativamente i profitti illeciti», mettendo così in pericolo chi sale a bordo. Come dimostrano le tragedie senza fine che si verificano periodicamente nel Mediterraneo. «Se piazzo navi al limite delle acque territoriali aumenta la probabilità che barchini partano dalla terraferma con la certezza di trovare navi rifugio», spiega il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano rispondendo a una domanda sui migranti e le Ong alla presentazione del rapporto.

Gli 007 si soffermano poi sulle rotte migratorie, osservando un aumento dei flussi dal Mediterraneo orientale, seconda opzione via mare dopo la rotta del Mediterraneo centrale, con partenza prevalentemente dalla Turchia verso le coste di Calabria, Puglia e Sicilia utilizzando vari tipi di imbarcazioni, prevalentemente barche a vela e da diporto, che alimentano i cosiddetti «sbarchi occulti».

«Il fenomeno - scrivono - trova una sponda importante nell'attivismo di organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell'immigrazione irregolare, principalmente curde e pakistane, con basi di supporto logistico nei principali Paesi di origine e transito dei migranti, la cui natura transnazionale rende complessa l'attività di contrasto, così come nell'utilizzo, divenuto prassi, del web e dei social network da parte degli stessi sodalizi per pubblicizzare i viaggi e i relativi servizi». La Turchia è divenuta ormai un crocevia anche per i transiti verso l'Europa lungo la rotta balcanica e, insieme alla Libia, uno dei più grandi bacini di migranti e rifugiati.

Nell'ultimo anno anche il Libano si è attestato quale nuovo Paese di partenze «a causa della grave situazione economico-finanziaria nazionale» che sta vivendo.

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