"L'attentatore di Parigi mandò soldi in Italia". Caccia ai complici dei jihadisti in casa nostra

Denaro nel nostro Paese col money-transfer: si indaga su Gallarate e Novara

"L'attentatore di Parigi mandò soldi in Italia". Caccia ai complici dei jihadisti in casa nostra

Flussi di denaro per finanziare gli attentati di Parigi, e probabilmente Bruxelles, sono transitati dall'Italia. Denaro utilizzato anche per la logistica e per la fuga dei tagliagole dell'Isis. Lo ha rivelato ieri il Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo, Franco Roberti, in audizione alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera. «Dopo gli attentati di Parigi abbiamo ricostruito, seguendo i money transfer, una rete che, partendo da uno degli attentatori di Parigi è finita in Italia. Ci sono indagini in corso». Bocche cucite tra gli inquirenti italiani, mentre qualcosa di importante è trapelato ieri da ambienti vicini agli 007 di Parigi. Le indagini porterebbero in particolar modo a tre regioni, Piemonte, Lombardia e Puglia, già in un recente passato toccate dall'attività investigativa anti-Isis. Due le località al momento interessate dalle indagini, Novara e Gallarate. Nel capoluogo piemontese si torna a parlare del quartiere Sant'Agabio, lo stesso dove per un certo periodo aveva vissuto Nourredine Chouchane, mente degli attentati al Bardo di Tunisi e del rapimento, e uccisione di Salvatore Failla e Fausti Piano, i due tecnici italiani della Bonatti rapiti in Libia lo scorso marzo. Chouchane, per la cronaca, era stato in contatto con Giuliano del Nevo, il primo convertito italiano morto combattendo in Siria fra le fila jihadiste. E secondo fonti tunisine durante il periodo italiano era in contatto con Sharia 4 Belgio, il gruppo salafita che nel 2015 è stato designato come organizzazione terroristica. L'uomo venne poi ucciso nel corso di un raid aereo Usa. Gallarate invece era saltata fuori per fermi e arresti di simpatizzanti jihadisti fin dal 2001, quando le cellule sgominate sull'asse Gallarate-Milano facevano parte di Al Qaeda.

Il procuratore Roberti nella sua audizione ha anche ricordato che per «rendere sempre più incisiva l'azione di contrasto al finanziamento del terrorismo, sarebbe opportuno accentuare il controllo delle segnalazioni di operazioni sospette da parte dei cosiddetti money transfer».

I flussi di denaro sono partiti da uno degli attentatori di Parigi e sono finiti a soggetti che si trovano in Italia. «Poi da questo tizio - aggiunge il Procuratore - sono partiti altri trasferimenti attraverso money transfer verso altri soggetti che stanno in Italia e all'estero. Stiamo ricostruendo la rete che può anche essere un gruppo predisposto a fare atti di terrorismo nel nostro e in altri Paesi. É importante avere gli strumenti per intervenire e prevenire. Negli attentati di Parigi e Bruxelles siamo arrivati tardi a ricostruire i flussi finanziari ma ci siamo arrivati».

Le reazioni in ambito politico non si sono fatte attendere. Roberto Calderoli (Lega Nord) parla di allarme rosso che deve far scattare il massimo livello di sicurezza.

«Chi ha preso questi soldi? Dove - si chiede Calderoli - sono finiti? A cosa servono? Lo stesso procuratore Roberti ha ammesso che potrebbe esserci una rete associativa finalizzata a compiere atti terroristici che potrebbe aver ricevuto questi finanziamenti». Dal Viminale viene assicurata una stretta urgente sui controlli, in particolare sulle comunità islamiche presenti sul nostro territorio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica