L'autogol dei magistrati. Ora dicono che la riforma abbasserà i loro stipendi

L'allarme del leader Md Nello Rossi. Il Pd convoca persino Acli, Cgil e Uil

L'autogol dei magistrati. Ora dicono che la riforma abbasserà i loro stipendi
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E alla fine arrivò l'autogol. "La riforma della giustizia impoverisce i magistrati". Sembra quasi che le toghe vogliano perdere il referendum confermativo sulla separazione delle carriere, altrimenti non si spiega perché - anziché interrogarsi sul cancro malagiustizia che sforna mille innocenti in carcere all'anno - persino uno dei padri costituenti di Magistratura democratica come Nello Rossi (foto) inciampi in un gaffe che suona come una rivendicazione di casta piuttosto complottista. "La riforma sembra rimettere radicalmente in discussione gli attuali meccanismi di progressione economica dei magistrati, voluti in attuazione del principio costituzionale di eguaglianza delle funzioni, magari incidendo anche sul sistema di adeguamento automatico delle retribuzioni che ha liberato la magistratura dalla dipendenza dalla contrattazione collettiva con l'esecutivo, riconoscendo ai magistrati aumenti triennali del loro trattamento economico parametrati a quelli del pubblico impiego", scrive l'ex magistrato romano, leader storico della corrente più ideologica della magistratura ormai minoritaria tra le toghe.

Finora il Csm ha perdonato anche chi ha palesemente cannato indagini o processi "in automatico" con scatti d'anzianità, indipendenti da qualsiasi merito (o demerito). I buffetti sono stati messi recentemente in fila dal membro togato "disobbediente" del Csm Roberto Fontana, secondo cui molto raramente si sanziona, ad esempio, chi deposita una sentenza in ritardo di anni. Per la serie chi sbaglia in toga non paga, almeno fino alla riforma della giustizia, "una suggestiva rivoluzione del merito" che secondo l'editoriale della testata di Md Questione giustizia "dietro un posticcio paravento rivoluzionario profila un progetto antico, un peggioramento della condizione economica dei singoli magistrati". La cosa divertente è che Rossi parla ai magistrati che, zitti zitti, sono favorevoli ai due Csm, come se ne temesse la disillusione. "Farebbero bene a riflettere tutti, anche chi, irriflessivamente, sottovaluta l'impatto negativo della riforma costituzionale o addirittura la auspica".

A correggere il tiro per sbugiardare Rossi e evitare rivendicazioni di casta ci pensa il leader Anm Cesare Parodi "Questa riforma danneggia i cittadini, non i magistrati. Saranno loro a pagarne le conseguenze", dice tentando di trasformare un autogol in un calcio d'angolo. Il palcoscenico a Parodi lo fornisce il Pd, che da mesi si è spalmato a difesa della magistratura peggiore, organizzando da ieri una serie di audizioni informali alla Camera sulla riforma e lanciare la campagna per il No. "Con questa finta riforma blindata a colpi di maggioranza vogliono stravolgere la Costituzione per ragioni ideologiche e per punire la magistratura", dice il capogruppo Pd alla Camera Chiara Braga. Se Cgil e Uil ribadiscono "il gravissimo attacco alla Costituzione" che si celerebbe dietro la separazione delle carriere e le Acli di "una bandiera politica", è l'ormai ex primo presidente della Cassazione Margherita Cassano a strigliare il Parlamento: "Ci sono questioni di ordine costituzionale non affrontate in Aula".

E a chi le ha ricordato le parole del premier Giorgia Meloni sulle "invasioni di campo" la Cassano ha risposto: "Penso di non esondare, il dialogo è l'essenza della vita democratica del Paese". Soprattutto quando si tratta di difendere soldi e privilegi.

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