L'Ave Maria e quel richiamo alla pace di Gesù

Non solo i cristiani pregano Maria, anche i musulmani lo fanno, talvolta anche i non credenti, perché tutti desideriamo che l'ultima parola su di noi, sulla nostra vita, i nostri affanni, le nostre sciocchezze sia una parola di misericordia e di tenerezza

L'Ave Maria e quel richiamo alla pace di Gesù
00:00 00:00

All'annuncio del nome del nuovo Papa non solo piazza San Pietro ma tutto il mondo, compresi i nostri salotti, è stato attraversato da un uguale sconcerto. Abituati come siamo ad aspettarci tutto, a non sorprenderci più di nulla, questo nome inatteso ha spiazzato i ragionamenti e i calcoli di tutti noi. Ma quando il nuovo Papa, Leone XIV, si è presentato al mondo, si è capito che lo stesso sconcerto aveva toccato la sua persona. Come se qualcosa di estraneo a tutto ciò che consideriamo la nostra vita avesse attraversato il mondo rivelandoci che la nostra vita è molto, molto di più di ciò che pensiamo e crediamo.

Le parole piene di commozione, a tratti imbarazzate del nuovo Papa prima di svelare un programma sono scivolate, come per via naturale, nella preghiera a Maria, madre e vera guida della Chiesa. Il primo gesto di Leone XIV è stato quello di pregare e invitare a pregare tutti insieme con lui: i presenti in piazza, chi stava davanti alla tv o alla radio o ai social, chi regge le sorti del mondo.

Ave Maria! Cominciamo la nuova avventura con queste parole, con un'invocazione comune, con una voce unica, come di un solo corpo, che si alza contemporaneamente da tutto il mondo. Non solo i cristiani pregano Maria, anche i musulmani lo fanno, talvolta anche i non credenti, perché tutti desideriamo che l'ultima parola su di noi, sulla nostra vita, i nostri affanni, le nostre sciocchezze sia una parola di misericordia e di tenerezza. È scritto dentro ciascuno di noi, prima di qualunque opzione religiosa: Tu, o Dio, esistente oppure inesistente, in tutti i casi sii Tenerezza, sii Perdono!

La Chiesa, che ha conosciuto Dio nella sua storia carnale, non ha dubbi, e nella tragedia che ci avvolge da ogni lato prima di pensare a una strategia si affida a Maria, che ebbe il coraggio di accettare di diventare la madre di Dio e con lo stesso coraggio assistette impotente alla crocifissione del proprio figlio, senza dimenticare, nemmeno nello strazio, la promessa alla quale aveva risposto con il suo «sì».

Maria ha guidato la mente e il cuore di grandi Papi, primo fra tutti Giovanni Paolo II, colui che forse più di tutti ha affrontato - spesso in solitudine - la tempesta della Storia.

Ecco, ora, di nuovo quell'invocazione. Alla fine di ogni decina del Rosario, ricorre la giaculatoria «Maria, regina della pace, prega per noi».

E Pace sembra essere la grande parola di questo pontificato, così come l'attenzione ai miseri e agli ultimi della Terra fu il primo imperativo per Papa Francesco.

Un'espressione, infatti, nelle poche parole di saluto del nuovo Papa, ha colpito l'immaginazione mia e, credo, di tanti: pace disarmata e disarmante. È la sola pace possibile, la stessa che Gesù diede agli apostoli. Gesù aveva bene in mente i potenti del mondo - a quell'epoca l'Impero Romano - e probabilmente anche lui, come tanti, aveva sentito qualche politico parlare di «pax romana», ossia della pace che si ottiene grazie alla forza, alle armi e alla sottomissione dei più deboli.

«Non come ve la dà il mondo ve la do io», dice Gesù.

La pace che Cristo ci offre è una pace senza paura, come quella che, disarmato, il primo Papa Leone - Leone Magno - ottenne fermando Attila.

Senza paura, aperti a tutti, certi che Gesù e sua madre ci precedono nel cammino: Leone XIV ci sprona a essere tutti così, a cominciare dalla Chiesa fino al più lontano degli uomini.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica