«L'avidità è buona». Il mantra di Gordon Gekko, lo spregiudicato speculatore finanziario interpretato in Wall Street da Michael Douglas è stato rilanciato martedì dal premier inglese Boris Johnson durante un incontro «in rete» con i deputati conservatori. Ma attribuire all'«avidità» e al «capitalismo» il successo della campagna vaccinale inglese proprio alla vigilia del compromesso tra Europa e Inghilterra poteva risultare politicamente assai scorretto. E così Boris Johnson s'è rimangiato la citazione un attimo dopo averla proferita. Ma in quella «voce dal sen fuggita» c'è molto più pragmatismo che nella ritrattazione. Fatto salvo l'improvvido tempismo politico il premier inglese ha ben poco di cui vergognarsi. Invocare l'avidità sarà anche di cattivo gusto, ma non lo è di certo se contribuisce a salvare le vite dei cittadini, ad arginare la catastrofe economica e a risollevare la nazione. Anche perché da quello, e non dalle belle, ma inutili parole, si misura un vero leader. In guerra nessuno si scandalizzerebbe nell'ascoltare un premier esaltare la combattività dei propri soldati. Anche quando seminano sangue e morte sul fronte avverso.
Per lo stesso motivo non c'è nulla di vergognoso nell'esaltare l'avidità se questo significa indirizzare ogni sforzo, ogni mossa e ogni mezzo al reperimento delle risorse indispensabili a salvare la propria popolazione. Le mosse di Johnson corrispondono a quelle messe in campo, seppur al netto da scivoloni verbali, da Benjamin Netanyahu e da Joe Biden, gli altri due grandi vincitori della guerra alla pandemia. Chi deve vergognarsi della propria inettitudine è, invece, una Commissione europea rivelatasi incapace di garantire le dosi indispensabili per fermare una mattanza costata, fin qui, 580mila vite europee. La misura di quell'inettitudine è tutta nei numeri. Mentre l'avidità di Netanyahu, Johnson o Biden ha permesso la vaccinazione del 60% degli israeliani, del 40% degli inglesi e del 25 % degli americani, l'attendismo imbelle dell'Europa ha messo al sicuro appena il 10% degli europei. E tutto questo nonostante la Commissione avesse attivato, già a fine gennaio, le disposizioni indispensabili a bloccare la fuga di dosi dai confini. Ma le leggi servono a poco se non hai la forza di applicarle.
Da allora a oggi solo Mario Draghi ha battuto il pugno sul tavolo bloccando 250mila vaccini pronti a volare verso l'Australia. Un esempio disatteso sia dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sia dagli altri leader europei che hanno preferito continuar a tenere la testa sotto la sabbia.
E che ieri invece d'indignarsi con il premier inglese e varare una sfilza di nuovi provvedimenti studiati per frenar l'emorragia di vaccini avrebbero fatto meglio a chiedersi se avranno mai la forza d'applicarli. Perché, come confessava Don Abbondio «il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare».
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