Da leader a gregario, il "campo largo" mette sotto esame Renzi

Il ventilato ritorno nel centrosinistra scatena più veti che approvazioni. Il no di Conte, sì di Bonaccini

Da leader a gregario, il "campo largo" mette sotto esame Renzi
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È il turno di Ferruccio Sansa: «Abbiamo perso mesi parlando di Renzi. Uno che nessuno vuole». Sansa chi? Quello del consigliere regionale ligure è solo l'ultimo stop, in ordine di tempo, che piomba contro il ritorno nel campo largo dell'ex segretario Pd.

È la parabola (quasi triste) del capo di Italia Viva. Renzi (foto), l'Obama italiano capace di far sognare i riformisti di mezzo mondo, viene sbalzato da una parte all'altra del campo largo. Tirato, strattonato e cacciato. No, si, forse. Ogni giorno c'è un «Sansa» di turno che dice la sua. Ogni dieci lanci di agenzia c'è un ex collega di partito che apre al ritorno. E un altro che chiude le porte all'alleanza. Il leader del Pd al 40% è ormai in balia di veti e contro-veti. Senza dubbio, l'ipotesi di una riappacificazione tra il Pd e Matteo Renzi è la notizia dell'estate politica sotto l'ombrellone della sinistra. È il tema dei temi. È vero anche, che Renzi sta apparendo come l'ultima ruota del carrozzone. Francesco Silvestri del M5s si diverto con l'ex rottamatore e ironizza sui consensi dell'ex sindaco di Firenze: «Con il suo 1% vuole riposizionarsi, comprensibile ma non con il M5s». Bei tempi quelli del 40%. Dai Cinque stelle è giunto un no secco al ritorno di Renzi. Giuseppe Conte non si sottrae: «Niente da fare, Renzi fa cadere i governi».

Il tema anima il dibattito nel centrosinistra. Luigi Marattin, altro fedelissimo di Renzi, pure lui è durissimo: «È come Calenda, cambia idea ogni 24 ore». L'ex governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini apre, invece, le porte e bacchetta i Cinque stelle: «Il tempo dei veti è finito, valgono i programmi su cui si fanno le alleanze». L'eurodeputato dem Matteo Ricci, l'unico a voler Renzi alla festa dell'Unità, fa lezioncina allo scolaretto: «Prima ricorderò a Renzi le sue contraddizioni e poi lo faremo rientrare nel campo largo». Renzi incassa la ramanzina dell'altro Matteo. L'ex primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori tira dentro il rottamatore: «Vedo alcuni mal di pancia, e mi dispiace, perché considero importante il contributo che le formazioni liberaldemocratiche possono apportare al progetto di coalizione. Spero siano superabili. Nel passato ci sono stati contrasti e incomprensioni. In diversi passaggi hanno prevalso i personalismi. Oggi tutti hanno la responsabilità di pensare al Paese».

Lorenzo Guerini, un tempo braccio destro del senatore Iv, è possibilista sul rientro nell'ammucchiata: «Io sono per non porre veti a nessuno, il confronto sarà sui programmi e su quello si costruirà l'alleanza» dice al Giornale.

La coppia Fratoianni-Bonelli ci prende gusto a bullizzare Renzi. Il compagno Fratoianni attacca: «La discussione su Renzi è ridicola, governa con la destra. Il tema non si pone». Fratoianni usa il bastone. Bonelli la carota.

Il leader dei Verdi è meno duro: «Serve autocritica sulle scelte passate di Renzi e cambio di programma». Insomma, tutti a fare l'esame del sangue al rottamatore. Avanti il prossimo, Renzi si prepara a un autunno di schiaffi e carezze.

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