Renzi punta al 2023 con un premier «amico»

Altrimenti il piano B è andare al voto prima che entri in vigore il taglio dei parlamentari

Renzi punta al 2023 con un premier «amico»

Le opzioni sul tavolo di Matteo Renzi sono due: voto prima dell'entrata in vigore del taglio dei parlamentari o legislatura avanti fino al 2023 con un cambio a Palazzo Chigi. In entrambi gli scenari il destino del presidente del Consiglio Giuseppe Conte appare segnato. Ma i piani del Rottamatore sbattono contro il muro costruito a quattro mani da Pd e M5S. Grillini e dem rilanciano: «Legislatura finita, senza Conte premier». Lo scontro sulla manovra, giunta ora un passo dal traguardo, nasconde piani segreti, ambizioni dei leader e calcoli elettorali dei tre partiti che sostengono l'esecutivo. In questa fase, a fare il cattivo e bel tempo all'interno della maggioranza è Renzi.

L'intervista sul Messaggero legislatura avanti con o senza Conte fa risalire la tensione nell'alleanza giallorossa. L'ex leader del Pd teme che sia il Pd, una volta approvata la manovra, a far saltare il governo, portando l'Italia al voto. E dunque studia le contromosse. Il piano di Renzi prevede una staffetta a Palazzo Chigi, dopo il via libera alla manovra: fuori Conte, dentro un premier più vicino alle posizioni di Italia Viva. Legislatura blindata fino al 2023 e la possibilità per Iv di proseguire nel processo di radicamento. Se si va al voto, dopo l'entrata in vigore della riforma che taglia 345 parlamentari, con le attuali percentuali assegnate dai sondaggisti a Italia Viva, Renzi rischia di essere marginale. E allora è bene prepararsi- ragionano al quartier generale renziano anche a un piano b: voto subito, nel mese di gennaio, prima che scatti la mannaia sui parlamentari. Un doppio piano che costringe Renzi a tenere sempre il cerino acceso sul governo.

Nel Pd si ragiona, invece, sull'ipotesi di andare al voto dopo l'ok alla manovra. L'alleanza con i Cinque stelle non regge. Né al governo né sul piano locale, dove Pd e grillini rimediano scoppole elettorali. Il fronte favorevole alle elezioni anticipate si sta allargando. Goffredo Bettini sta sondando gli umori. Ha messo in allerta i coordinatori regionali invitandoli a tenersi pronti in caso di corsa al voto. Andrea Orlando ha sempre avuto dubbi sulla nascita del governo Conte bis. E ora anche Dario Francescini, ministro della Cultura e capo delegazione dei dem nel governo, è pronto a rinunciare alla poltrona: «Repetita iuvant: il Governo Conte è l'ultimo di questa legislatura. Chi lo indebolisce con fibrillazioni, allusioni, retroscena di palazzo, fa il gioco della destra. Forse sarebbe ora di smetterla».

Il M5S è per andare avanti fino al 2023 con Conte a Palazzo Chigi. Ma c'è il problema della leadership, sempre più in bilico, di Luigi di Maio. In caso di cambio al vertice, sarà complicato per il nuovo capo sostenere un governo voluto da Di Maio. E c'è chi suggerisce di silurare Di Maio e andare al voto con un nuovo leader. Una mossa per tamponare l'emorragia di consensi. Strada comunque tutta in salita.

Ma il doppio voto, Emilia Romagna e Calabria, rischia di far saltare piani e strategie: con la vittoria del centrodestra nelle due regioni sarà difficile resistere al governo. E il voto anticipato sarebbe l'unica soluzione.

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