Lecornu getta la spugna. Ma Macron non si arrende

Il premier lascia: "La maggioranza dell'Assemblea contraria allo scioglimento". Tra 48 ore il nuovo nome

Lecornu getta la spugna. Ma Macron non si arrende
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"Considero la mia missione terminata". Così, chiudendo il secondo giorno di consultazioni che ieri hanno visto protagoniste le sinistre - socialisti, comunisti e verdi, con la France Insoumise di Mélenchon che non ha partecipato continuando a chiedere l'addio di Macron o nuovo voto legislativo - il premier dimissionario Sébastien Lecornu si è presentato in tv annunciando che il presidente può nominare un nuovo primo ministro "entro 48 ore". Il tentativo in extremis affidatogli dal capo dello Stato per evitare che dovesse procedere a un nuovo scioglimento dell'Assemblea nazionale (vista l'apparente mancanza di condizioni politiche per un'intesa in grado di scrivere una legge di Bilancio, presentarla in Parlamento entro il 13 ottobre e farla votare entro il 31 dicembre) sembra parzialmente riuscito, stando a quanto dichiarato: "C'è una maggioranza assoluta che rifiuta lo scioglimento dell'Assemblée". Ma la giornata, e le aperture a sinistra, hanno assunto le sembianze di un nuovo capitolo d'incertezza. Su numeri e contenuti.

Dopo aver detto in mattinata che lo scioglimento dell'Assemblée si stava allontanando, mandando un messaggio soprattutto ai mercati finanziari in ascolto, e senza ancora un accordo in tasca con la sinistra "repubblicana", Lecornu ha proseguito le consultazioni a oltranza, e in serata ha annunciato che la palla passa ora all'Eliseo. Sarà insomma Macron a scegliere un nuovo premier, che dovrà formare un governo e rapidamente scrivere una legge di Bilancio.

Ma chi a Matignon? Con quale linea politica ed economica? Con quali alleati, dopo che molti macroniani hanno dato vita a un mosaico di posizioni difficilmente sovrapponibili a quelle della gauche, mentre altri si sono detti aperti alle loro istanze? Quel che è certo, è che i Républicains, fino a due giorni fa alleati dei macroniani e nel governo Lecornu, hanno fatto sapere che se il nuovo esecutivo da formare sospenderà la riforma delle pensioni, non escludono la "censura" immediata. Bruno Retailleau, leader neogollista e ministro dell'Interno uscente, non ci sta all'accordicchio che potrebbe vedere la Francia sotto Macron avere un premier di sinistra e una sorta di coabitazione; anche se per considerarla tale bisognerebbe vantare una maggioranza che le sinistre, senza Mélenchon, non hanno neppure con tutti i macroniani assieme, e non tutti sono disposti a sostenere la sospensione della riforma.

Secondo Lecornu, ora bisogna attendere il nome che guiderà la nuova fase. Il presidente del Rassemblement national, Jordan Bardella, chiede invece "spazio alle elezioni, un ritorno alle urne". Marine Le Pen annuncia che sfiducerà ogni tentativo di governo. Il coordinatore dei mélenchoniani, Manuel Bompard, punta il dito su Macron: "Ha lui la responsabilità del caos, è all'angolo, il nostro obiettivo è lo scioglimento dell'Assemblée, dimissioni del presidente o voto, daremo un'alternativa alla continuità della Macronie, sfiduceremo qualunque governo con macroniani o ministri di destra dentro".

Il segretario socialista, Olivier Faure, in lizza per un posto da premier (ma non si escludono soluzioni tra il tecnico e il politico come Bernard Cazeneuve e Pierre Moscovici, entrambi ex Ps oggi fuori dalla politica attiva) si dice contrario a un governo "che mescolerebbe personalità di sinistra e di destra".

Il bricolage macroniano riprende. Si attende un governo entro lunedì. Lecornu si sfila: "Un premier di sinistra? La scelta è del capo dello Stato...".

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