Lecornu si salva con le pensioni. "Nessuna riforma fino al voto"

Il premier: il sistema non sarà toccato prima delle presidenziali del 2027, con un costo di 3 miliardi. E incassa (per ora) l'ok dei socialisti

Lecornu si salva con le pensioni. "Nessuna riforma fino al voto"
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Si è salvato. Per ora. In sole tre ore di dibattito, l'Assemblea nazionale francese ha infatti disegnato le sorti del neo governo dopo aver ascoltato l'atteso discorso di politica generale del premier. Che alla fine ha ceduto. Sébastien Lecornu, 39 anni, si è impegnato a sospendere la riforma delle pensioni. Come chiesto dai socialisti. Pur dicendo che l'annuncio non dev'essere considerato un assegno in bianco, ma un'occasione di dibattito, ha ottenuto dal Ps l'impegno a non disarcionarlo alla prima occasione.

Le opposizioni avevano già apparecchiato la "sfiducia" in Parlamento; mancava solo il pronunciamento dei socialisti, per avere i numeri utili a fa passare la mozione presentata dalla France Insoumise di Mélenchon, firmata anche da ecologisti e comunisti, e/o quella del Rassemblement national di Le Pen, i cui parlamentari sono pronti a unire le forze con la gauche contro l'ultimo esperimento della "Macronie".

Sebbene Lecornu ieri non abbia chiesto la fiducia, conoscerà il suo destino domani, quando i parlamentari avranno l'opportunità di farlo cadere votando una delle due mozioni. La suspense c'è ancora. Bastano infatti una ventina di socialisti per cancellare il Lecornu II: il primo esperimento è durato meno di 14 ore, imploso senza neppure arrivare al discorso di politica generale. Anche se non blindato, prosegue il cammino grazie alla promessa sulle pensioni (l'età rimarrà a 62 anni e 9 mesi fino al 2028), all'impegno a non ricorrere più alla forzatura costituzionale con cui nel 2023 l'allora premier Borne fece passare in Aula proprio la controversa riforma senza sottoporla a voto grazie all'articolo 49.3, e con la volontà di alzare le tasse alle grandi aziende e decentralizzare servizi pubblici.

Michel Barnier, l'ex premier scelto da Macron post crisi 2024, ha stigmatizzato "la demagogia" di Lecornu sulle pensioni, che per stessa ammissione del giovane macroniano costerà 400 milioni di euro nel 2026 e 1,8 miliardi nel 2027, senza contare la riduzione delle entrate fiscali che dovrebbe portare il conto a oltre 3 miliardi. L'attuazione della riforma sarà posticipata, non interrotta. Lecornu ha così guadagnato tempo, dando respiro a Macron. Sospensione "fino al 2027", fino alle prossime presidenziali. Sarà il successore a dover affrontare il tema più scottante degli ultimi anni: simbolo della campagna per l'Eliseo, "madre di tutte le riforme", ridimensionata ieri quasi a nota di colore: "Dobbiamo trarre profitto dalla crisi, ci sono misure da adottare con urgenza, voglio portare a termine la missione", ha spiegato Lecornu, ipotizzando anche una "conferenza su pensioni e lavoro" che "potrà formulare le prime conclusioni a primavera". Ha poi annunciato un cambio di metodo sulla legge di Bilancio: potere all'Assemblée. "Il governo proporrà, noi discuteremo, voi voterete". Articolo per articolo la finanziaria sarà una sorta di coproduzione governo-Parlamento con continui "compromessi". Secondo Bruno Retailleau, presidente del partito Les Républicains, "il governo è ostaggio dei socialisti, la gauche lo dirige dall'esterno, lo provano la sospensione della riforma e il silenzio del primo ministro sull'immigrazione". Sempre più plastica è però la divisione dei neogollisti: tra Retailleau (contro Lecornu) e il presidente del gruppo parlamentare, Wauquiez: "Non sfiduceremo l'esecutivo a priori".

Il vicepresidente del partito, Bellamy, manda un messaggio ancora diverso: "Se fossi deputato, sfiducerei il governo". Contesto incerto, in cui Éric Ciotti, oggi alleato di Le Pen e fino allo scorso anno capo dei repubblicani, ha proposto un incontro a Retailleau per "un'alleanza" Rn-LR.

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