
Occhi puntati sul Mediterraneo incubatore di nuove potenzialità economiche non soltanto per le nostre imprese, ma per tutti i Paesi europei. Ne sono convinti gli organizzatori della tre giorni napoletana che prende il via oggi sotto il titolo/domanda "Il Mediterraneo sta plasmando il futuro dell'Europa?" Tante le personalità che si avvicenderanno sul palco del Royal Continental, tra cui Roberts Zile, vicepresidente del Parlamento europeo, Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche marittime, Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, Tommasi Foti, ministro per le Politiche Europee, il parlamentare europeo Carlo Fidanza, vice presidente Ecr e il deputato di Fratelli d'Italia Antonio Giordano, segretario di Ecr (nella foto). L'evento si apre proprio nel giorno in cui si discute la sfiducia alla von der Leyen, dove la maggior parte di Ecr (compresi gli italiani) si asterranno. Ed è proprio il segretario generale di Ecr a presentare l'iniziativa napoletana. "Il filo conduttore è il Mediterraneo come nuovo baricentro dell'economia europea - spiega il segretario generale di Ecr -, collegato con quanto già si sta facendo con il Piano Mattei per l'Africa". Si parlerà dunque delle potenzialità del nostro mare come hub sul corridoio che dall'India porta da noi e prosegue verso gli Stati Uniti. E a Napoli interverrà tra l'altro anche il professor Kaush Arha spiegherà come quella che i giornali oggi chiamano via della Seta era già sfruttata dai romani. Altro "corridoio" del quale si parlerà a Napoli e quello che collega Adriatico, Baltico e Mar Nero, elemento "strategico", secondo Giordano, del potenziamento economico dell'Europa orientale. Alla tre giorni di Napoli si parlerà di sovranità e "non di sovranismo", come precisa sempre il deputato di Fratelli d'Italia. "Ciò che a noi di Ecr interessa è la sovranità intesa come capacità di autonomia energetica strategica e commerciale". Anche il tema della sicurezza non sarà declinato in termini militari.
"Ciò di cui si discuterà è la sicurezza dei confini e delle nostre infrastrutture nonché dell'approvvigionamento energetico". E a proposito di fonti energetiche, non convince il green deal "declinato ideologicamente", bensì una "transizione equilibrata senza pregiudizi nei confronti del nucleare di ultima generazione".