La Lega punta al dialogo contro gli sbarchi

La nuova strategia: niente scontri con gli alleati e accordi con la Ue

La Lega punta al dialogo contro gli sbarchi

La linea sui migranti, per la Lega, è quella del dialogo. Il partito del Carroccio ora è al governo, ma non ha cambiato idea su quelli che sono i punti fondamentali per affrontare il problema sbarchi. Certo è che le priorità del momento sono il piano vaccinale, con il premier Mario Draghi che ha ascoltato le richieste di Matteo Salvini e che ha dato una svolta liquidando il commissario dell'emergenza Domenico Arcuri, piazzando al suo posto Francesco Paolo Figliuolo, un generale dell'Esercito, ma anche gli aiuti economici alle imprese e alle famiglie, su cui si sta lavorando.

Però il nodo migranti resta una spina nel fianco degli italiani, se si considera che da inizio anno sono arrivati sulle coste del Sud 5.668 clandestini contro i 2.553 dello stesso periodo dello scorso anno e i 287 del 2019. I leghisti sanno che si deve cambiare rotta, soprattutto perché i numeri sono preoccupanti, perché a breve la bella stagione ci porterà una vera e propria invasione e perché a preoccupare sono l'aumento del numero dei barchini autonomi in arrivo, ma anche la ripresa delle partenze a causa delle Ong. In più ci sono i casi dell'indagine sulla Mar Jonio e le tre Organizzazioni non governative a cui viene contestato il soccorso concordato con i trafficanti. Quale è dunque la linea? Quella in primis di sposare ciò che ha detto il premier nel suo discorso di insediamento: lavoreranno per più rimpatri fatti in accordo con l'Europa e sul patto per l'asilo che dovrebbe superare l'accordo di Dublino. L'Europa è chiamata a essere più protagonista, anche perché i confini italiani costituiscono quelli dell'Unione. Serve quindi una difesa del perimetro continentale e non solo di quello tra Stati.

Non a caso, nella sua testimonianza per il caso Gregoretti a Catania, anche l'attuale ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha chiarito che la redistribuzione obbligatoria dei migranti «è un obiettivo molto ambizioso, perché l'Europa non ha una sola anima, purtroppo e quindi a questo dovremmo tendere». La titolare del Viminale ha parlato della necessità di investimenti economici europei in Tunisia, per far sì che i migranti non partano. I voli di rimpatrio (e quel Paese ce ne ha concessi una decina aggiuntivi), non bastano spesso a riportare indietro chi arriva. In estate sbarcano anche 7-800 persone al giorno. Ma la linea è la stessa voluta dalla Lega, che punta anche a canali di migrazione regolari e controllati.

Al Viminale attualmente c'è il sottosegretario leghista Nicola Molteni, che dovrà lavorare proprio su questo, fianco a fianco col ministro. Partendo dal presupposto che al momento non ci sono le condizioni per cambiare le attuali leggi, risultato della demolizione dei Decreti Sicurezza voluti da Salvini: anziché intervenire dal punto di vista normativo, lo si dovrà fare da quello operativo. Se aumenteranno gli sbarchi è logico che crescerà il numero dei morti nel Mediterraneo, i migranti in giro per l'Italia, i contagi e il tutto mentre il Paese è per metà in zona rossa.

Draghi ha dimostrato con la nuova politica vaccinale e il blocco dell'export di voler tutelare gli interessi della Nazione.

I leghisti puntano ancora a un'immigrazione controllata, ma prima ci sono alcune priorità, come detto. Nessuno scontro, ma un dialogo e un confronto costruttivi che porteranno, si spera in tempi brevi, a ristabilire il corretto andamento delle cose.

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