M ario Sberna e Gian Luigi Gigli, due deputati del gruppo parlamentare Democrazia Solidale, hanno presentato una proposta di legge per l'adozione del concepito. La gestante invece di abortire avrebbe, secondo i deputati, un'altra e più valida possibilità: proseguire la gravidanza fino al termine rinunciando già durante la gestazione al bambino, di cui sarebbe dichiarato dal tribunale dei minori lo stato di adottabilità. Secondo Sberna, presidente del Movimento per la Vita, la donna non sceglie l'aborto per ragioni che riguardano il suo stato di salute fisico o psichico ma, il più delle volte, per motivi socio economici o per paura che il nascituro sia portatore di qualche malformazione.
Per chiedere in adozione uno di questi bambini le coppie devono dichiarare di essere disposte ad accettare che il figlio adottivo, che entrerà a far parte della nuova famiglia entro i suoi sette giorni, sia portatore di qualche anomalia o malformazione. Se non fosse che i due firmatari sono legati a doppio filo e credono alla più rigorosa dottrina cattolica, che non accetta la pratica dell'utero in affitto, verrebbe da pensare che sia una proposta di legge per sdoganarla. La donna si presterebbe a fare da mero contenitore accettando l'idea di cedere il figlio quando ancora è un feto nella sua pancia. Questa proposta di legge si prefigge di prevenire l'aborto difendendo la maternità ma non risponde ad alcune gravi domande. Quante sarebbero le donne disposte a portare avanti una gravidanza per nove mesi e affrontare il parto sapendo di non volere quel figlio? Quante le coppie disposte ad accettare un bambino con malformazioni?
Uno degli intenti della proposta è anche quello di rispondere al desiderio di genitorialità delle coppie sterili. Questi bambini non voluti sarebbero un serbatoio per soddisfarlo. Una sorta di gravidanza con ipoteca dove l'amore naturale della madre per il figlio non è contemplato come necessario e imprescindibile. Alle donne che si rivolgono alle strutture sanitarie per richiedere una interruzione di gravidanza per ragioni socio economiche e familiari sarebbe giusto poter garantire un aiuto e un sostegno vero, risorse e collaborazione, asili nido funzionanti e posti di lavoro in cui la donna incinta non è vista come un danno di cui sbarazzarsi. Sberna sostiene che per la gestante l'aborto è una tragedia di cui porterà il peso per tutta la vita. Sentir crescere dentro di sé il proprio bambino e recidere ogni legame con lui entro sette giorni dalla nascita non è una tragedia altrettanto pesante? Invitare una donna che è in difficoltà a rinunciare al figlio per strapparglielo quando ancora è in simbiosi con lei è un'aberrazione.
Lo Stato invece di aiutare i più deboli gli userebbe nei momenti di maggior fragilità per favorirne altri socialmente più fortunati. Per rimettere al centro la vita serve vera solidarietà per la diade madre-bambino, chiusa all'esterno e ricchissima al suo interno, che come fine deve avere soltanto se stessa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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