L uigi di Maio agita la vigilia delle primarie in casa Pd rimescolando le carte sulla legge elettorale. In un'intervista al Corriere della Sera - il vicepresidente M5s della Camera getta l'amo nel mare in tempesta per far uscire allo scoperto i Dem sulla riforma elettorale, ipotizzando un accordo in Parlamento, tra grillini e democratici, sull'abbassamento del premio di maggioranza alla lista dal 40% al 35%. Un'operazione quella di Di Maio che punta a un doppio risultato: smascherare Renzi sulle reali intenzioni di modificare l'attuale sistema elettorale prima di andare al voto ed escludere dalla partita Forza Italia. L'enfant prodige dei pentastellati si dichiara anche pronto «a sacrificare il Legalicum pur di arrivare a un'intesa con il Pd». «Per noi ha spiegato Di Maio - si parte dal Legalicum (la legge elettorale frutto delle correzioni della Consulta ndr), ma in commissione si può discutere di eventuali modifiche che ci vengano sottoposte come abbassare la soglia per il premio di governabilità». Nella giornata di ieri, Danilo Toninelli, componente del M5s della commissione Affari costituzionali della Camera ha corretto il tiro: «Facciamo notare che nessuno nel M5s ha parlato di soglie specifiche in merito alla legge elettorale. Dunque, niente speculazioni. Abbiamo lanciato un messaggio chiaro: chiediamo al Pd un segno di responsabilità e, dopo l'appello del capo dello Stato, invitiamo il partito di maggioranza a venire in commissione per discutere su come ridare sovranità piena ai cittadini e al tempo stesso ragionando su eventuali correttivi di governabilità, partendo dal Legalicum». Matteo Renzi, impegnato nelle ultime battute della campagna elettorale per le primarie, non ha chiuso la porta a una trattativa con il M5S sulla legge elettorale ma ha preso tempo. Così Emanuele Fiano, capogruppo dem in commissione Affari costituzionali della Camera: «Ma Di Maio a nome di chi parla? Quella nell'intervista è la proposta ufficiale dei 5 stelle? L'hanno votata sul blog? Domani è il giorno delle nostre primarie noi abbiamo organi e rappresentanti democraticamente eletti; di loro invece non si capisce mai bene a nome di chi parlino». «Noi - ha proseguito l'esponente del Pd siamo gli unici ad aver fatto proposte concrete di leggi elettorali, risponderemo ai 5 stelle quando ufficializzeranno la loro proposta».
Il no, netto, alla proposta dei grillini è arrivato invece sia da Alternativa popolare che da Fratelli di Italia. «La proposta di Di Maio di dare ad una lista che prende il 35% una maggioranza di circa il 55% in Parlamento è chiaramente iniqua. È evidente che Pd e M5S stanno cercando di trovare una base di intesa che li privilegi ed emargini tutto il resto», ha commentato Fabrizio Cicchitto di Ap. Mentre Renato Schifani di Forza Italia vede vicina l'uscita dalla palude: «Fatto il segretario, facciamo la legge elettorale. La linea del Pd è stata molto chiara: rimandare la discussione sulla legge elettorale fino all'elezione del segretario del partito».
Il Pd in commissione Affari costituzionali ha fissato i pilastri su cui imbastire una trattativa per la legge elettorale: collegi uninominali, premio alla lista e armonizzazione delle soglie di Camera e Senato.
Ma la bozza che si fa largo in Parlamento resta il Provincellum: un sistema che prevede la ripartizione dei seggi su base proporzionale in collegi uninominali. Proposta, ufficialmente, bocciata da Renzi che resta fermo sul Mattarellum. Ma da lunedì sarà un'altra partita.
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