E se la legge elettorale ripartisse dal Senato? Una parte di Forza Italia ci sta lavorando, per andare avanti più speditamente e senza il rischio di agguati con il voto segreto, sul sistema tedesco corretto con un premio alla coalizione. Così, si eviterebbe la terza lettura, per la correzione dell'emendamento Biancofiore sul Trentino, che ha fatto saltare a giugno il patto Pd-M5s-Fi-Lega.
Il presidente Pietro Grasso ha invitato a riaprire il dialogo parlamentare a settembre, in una Camera o nell'altra, facendo capire che potrebbe accordarsi con la sua omologa di Montecitorio, Laura Boldrini, per spostare il quadro appunto a Palazzo Madama. La procedura è stata attivata ai primi del mese, quando la proposta è stata approvata da tutti, tranne Pd e Ala, all'ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali. Il presidente Salvatore Torrisi ha segnalato a Grasso la disponibilità a incardinare il provvedimento in Senato. Era l'input parlamentare che serviva al presidente per muoversi. «Ora - spiega al Giornale il predecessore di Grasso, Renato Schifani - la scelta è tutta politica e il fatto che a Palazzo Madama non c'è voto segreto consentirebbe di giocare la partita alla luce del sole, rendendo più difficili le mosse di chi vuole tradire. Il Pd dice no, ma in realtà aspetta disposizioni da Matteo Renzi. Certo, se di nuovo la riforma cade su un voto segreto, si va a votare con il Consultellum».
Gli azzurri cercano di riavviare la discussione sulle regole del voto, cercando una piattaforma comune nel centrodestra. «L'importante - dice il capogruppo di Fi al Senato, Paolo Romani- è che si riparta dal sistema tedesco. Se poi gli altri partiti accettassero l'idea del premio di maggioranza alla coalizione, non farebbe male al Paese». E poi ci vorrebbe l'indicazione del leader da parte del partito più votato, come ha detto Silvio Berlusconi. È il modello auspicato anche da Gaetano Quagliariello di «Idea» (10 senatori), d'accordo sulla via del Senato.
Dentro Fi non tutti la pensano allo stesso modo. Le prove tecniche di dialogo con Lega e Fdi le ha già avviate a Montecitorio il capogruppo azzurro Renato Brunetta e oggi si terrà la seconda riunione tra i gruppi dello schieramento. Il sistema elettorale è determinante, soprattutto come cartina di tornasole delle future alleanze, nello schieramento e e fuori. Si sta preparando un centrodestra a 3 partiti, più la «quarta gamba» civica. Il Cavaliere l'ha voluta per allargare il suo consenso e per far pesare, anche nelle trattative con Matteo Salvini, questa forza radicata sul territorio, di moderati e liberali, che svuota Ap e Ala.
Il nuovo centro lo sta organizzando Enrico Costa, con il superavvocato azzurro Niccolò Ghedini. «Sono appena uscito dal frullatore - confessa l'ex ministro- e voglio muovermi in punta dei piedi, senza protagonismi e sovrapposizioni. Senza pestare i piedi a nessuno. Un centro forte, cattolico, liberale, popolare c'è già, ma gli elettori si sono dispersi alle comunali nelle liste civiche. Serve un integratore, che punti sui contenuti, su battaglie nel Dna di Fi, dalla giustizia di cui mi sono tanto occupato, alla spesa pubblica». Il programma, appunto, i cui punti principali Berlusconi ha già indicato.
«Serve piena convergenza sui contenuti- avverte il vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana- oggi in Fi ci sono anime vicine a noi, che guardano al nostro modello identitario e altre su posizioni più distanti». E Giorgia Meloni chiede «un patto anti-inciucio, alla base della nostra coalizione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.