Cronache

Legge, ordine e Bibbia. Trump fa l'uomo forte: "Ora userò l'esercito"

Il presidente si prende la scena: "Difendo i cittadini pacifici". Biden: razzismo sistemico

Legge, ordine e Bibbia. Trump fa l'uomo forte: "Ora userò l'esercito"

Usa lo slogan che gli fece vincere le elezioni nel 2016. «Sono il presidente della legge e dell'ordine», dice dal Giardino delle Rose della Casa Bianca. Minaccia di schierare l'esercito, per ricordare a tutti chi è il «comandante in capo». Poi attraversa a piedi il Lafayette Park appena sgombrato dai manifestanti con lacrimogeni, proiettili di gomma e cavalli. Si ferma davanti alla Saint John Episcopal, la chiesa danneggiata durante le proteste, definite «una disgrazia», e posa a favore di fotografi, con la Bibbia in mano. Infine torna alla scrivania e via Twitter insulta il governatore di New York Andrew Cuomo e il fratello Chris, giornalista della Cnn, per poi definirsi, sempre in un tweet, il leader americano «che ha fatto, per la comunità nera, più di qualsiasi altro dopo Lincoln».

Ecco la risposta di Donald Trump alle proteste contro la discriminazione razziale e gli abusi della polizia negli Stati Uniti. Con due annunci a effetto, qualche insulto e una mossa teatrale, il presidente ruba la scena per raggiungere i suoi obiettivi. The Donald si erge a paladino dei «cittadini amanti della pace», «alleato dei manifestanti pacifici», additando tutti gli altri come agitatori ed estremisti. «Le grandi vittime della rivolta sono i cittadini delle comunità più povere. Combatterò per proteggervi».

Non a caso il presidente minaccia i governatori di bypassarli e inviare l'esercito, arma perfetta dell'uomo forte che ha sempre voluto incarnare e simbolo del patriottismo a stelle e strisce. Glielo permette l'Insurrection Act, una legge del 1807. L'obiettivo è di far passare i manifestanti come nemici d'America. Il rischio è di trascinare un'icona nello scontro politico e civile. «L'esercito è l'America, è la mamma d'America, è la torta di mele d'America», spiega Guy Snodgrass, braccio destro dell'ex segretario alla Difesa, Jim Mattis. Anche per questo The Donald si fa scudo con la Bibbia, emblema dell'americano medio, coperta e conforto di un Paese fra i più devoti tra le democrazie occidentali.

Eppure anche su questo fronte il presidente Usa rischia più che può, come al suo solito. Fa infuriare Mariann Edgar Budde, non una qualsiasi, ma il vescovo (donna) della diocesi di Washington, che si dice «disgustata». «Ha usato una Bibbia, il testo più sacro della tradizione giudaico-cristiana, e una delle chiese della mia diocesi come sfondo, senza permesso, per un messaggio antitetico rispetto agli insegnamenti di Gesù e contrario a tutto ciò per cui si batte la chiesa». Non è finita: «Il presidente - dice il vescovo - non ha pregato né fatto riferimento all'agonia del nostro Paese in questo momento. Non credo ai miei occhi. Voglio che il mondo sappia che noi prendiamo le distanze dal suo linguaggio incendiario».

Poco dopo, a confermare le parole spinte fino al limite, arriva il tweet del presidente contro la città liberal e democratica per eccellenza, New York, rea di non aver accettato l'offerta di Trump di inviare la Guardia nazionale, «sopraffatta da saccheggiatori, criminali, sinistra radicale e tutte le altre forme di feccia», «fatta a pezzi», «come gli indici d'ascolto di Fredo», fratello del governatore Andrew Cuomo, Chris, ribattezzato con il nome del figlio di Don Corleone.

È qui che il presidente vuole arrivare: la battaglia è fra patrioti e nemici dell'America, fra estremisti e cittadini pacifici. Joe Biden, che con la rivolta spera di battere Trump a novembre, gioca la sua partita: «Trump parla come un poliziotto razzista». Da Philadelphia, il candidato democratico ed ex vice di Barack Obama, cavalca l'onda e chiede una riforma della polizia. «È il momento per la nostra nazione di affrontare il razzismo sistemico». Non più economia e coronavirus.

Ecco il nuovo terreno di scontro.

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