"È legittimo criticare Fedez" L'accusa chiede di archiviare la querela del rapper contro Porro

"È legittimo criticare Fedez" L'accusa chiede di archiviare la querela del rapper contro Porro

Milano Rapper, iconoclasta, fustigatore di costumi, difensore dei no-global: Fedez ha fatto della libertà di linguaggio e di opinione una delle sue bandiere, ma guai a criticare lui, perché partono le querele e le richieste di risarcimento a cinque zeri. Che però vanno a sbattere contro il buon senso di un pubblico ministero che chiede di archiviare tutto. Non amare Fedez non è reato.

A finire nel mirino del rapper - che all'anagrafe si chiama Federico Leonardo Lucia - era stato il vicedirettore del Giornale, Nicola Porro, nei giorni caldi a ridosso dell'inaugurazione di Expo 2015. La violenza fuori controllo del Primo Maggio era stata preceduta da una serie di episodi durante i cortei degli studenti, che Fedez aveva difeso a spada tratta, «sono atti di protesta e non di vandalismo». Quando pochi giorni dopo Milano era stata messa a soqquadro, Porro aveva invitato il rapper a fare autocritica. Manco per niente. E a quel punto il giornalista aveva auspicato per il brillante giovanotto l'intervento della «mamma di Baltimora», ovvero la signora divenuta celebre in tutto il mondo per avere riportato a casa a schiaffoni il figlio adolescente che partecipava a una rivolta.

Apriti cielo, Fedez aveva deciso di chiedere l'intervento dell'odiata giustizia borghese (un po' come quando durante una rissa aveva chiesto l'intervento della polizia, altre volte da lui simpaticamente definita «sbirri di merda») mettendo la pratica in mano agli avvocati; ed era partita la querela per diffamazione aggravata a mezzo stampa, con relativa richiesta di risarcimento: centomila euro da Porro e altri centomila dal Giornale.

Nei confronti del conduttore di Matrix, d'altronde, il rapper ha il dente avvelenato fin da quando aveva osato rendere noto di non apprezzare il testo della sua canzone Eternit.

Nei giorni scorsi, la Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione della querela affermando che le tesi di Porro erano «legittima espressione del diritto di critica».

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