Cronache

L'Egitto manda l'esercito in Libia si rischia la guerra con la Turchia

Al Sisi deciso a intervenire al fianco di Haftar per fermare l'avanzata di Serraj, appoggiato da Erdogan

L'Egitto manda l'esercito in Libia si rischia la guerra con la Turchia

Tensioni alle stelle in Libia dopo il voto del parlamento egiziano che autorizza il presidente Abdel Fattah Al-Sisi a schierare truppe nella vicina Libia se le forze appoggiate dalla Turchia a Tripoli si prepareranno a riconquistare Sirte, città strategica sulla costa.

Sempre nella giornata di ieri Al-Sisi e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno avuto una telefonata allo scopo di evitare un'escalation, e mantenere il cessate il fuoco. Il presidente egiziano aveva però avvertito a giugno che qualsiasi attacco a Sirte o all'aria di Jufra avrebbe spinto il Cairo ad intervenire, per proteggere il suo confine occidentale. Nel frattempo anche il parlamento libico con base nell'est del Paese ha esortato Al-Sisi a inviare truppe in suo aiuto.

Un intervento egiziano però destabilizzerebbe il Paese. La Libia fa gola a potenze straniere perché ricco di petrolio, ma il rischio è che i due alleati statunitensi - Turchia ed Egitto - potrebbero andare verso un confronto diretto. E sarebbe il caos. Però l'esito del voto, previsto per domenica, poi rimandato a ieri era scontato. La Camera egiziana infatti è dominata dai sostenitori del presidente, che governa con pugno di ferro il Paese. Anche se c'erano già stati segnali sulle intenzioni di Al-Sisi. La scorsa settimana il presidente ha ospitato dozzine di capi tribali fedeli a Haftar al Cairo, dove ha ripetuto che l'Egitto «non rimarrà pigramente di fronte a mosse che rappresentano una minaccia diretta alla sua sicurezza».

Ma nel conflitto libico ci sono anche altri attori, ed è diventato una guerra per procura regionale. Le potenze straniere hanno trasferito armi e mercenari nel Paese. Il caos è scoppiato da quando nel 2011 una rivolta sostenuta dalla Nato ha rovesciato il dittatore Muammar Gheddafi poi ucciso.

Il Paese è ora diviso tra un governo a est, alleato del comandante militare Khalifa Haftar e uno a Tripoli, a ovest, sostenuto dalle Nazioni Unite. Haftar è sostenuto oltre che dall'Egitto anche dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Russia, mentre oltre alla Turchia, le forze di Tripoli sono appoggiate anche dal Qatar e dall'Italia. Gli Stati Uniti sono invece più attenti alla crescente influenza di Mosca. Centinaia di mercenari russi della compagnia Wagner hanno infatti appoggiato un tentativo delle forze di Haftar di catturare Tripoli.

Haftar e i suoi hanno lanciato l'offensiva nell'aprile dello scorso anno, ma si sono fermati alla periferia della città. Il mese scorso l'avanzata ha subito una battuta d'arresto da quando le forze alleate di Tripoli, con il sostegno turco, hanno preso il sopravvento. Ora la partita si giocherà a Sirte, una città-simbolo, luogo di nascita di Gheddafi.

Ma Sirte è importante anche perché aprirebbe la porta alle forze sostenute dalla Turchia per spingersi ancora più a est, riprendersi così il Paese, e controllare le installazioni di petrolio, vitali, ora sotto il controllo di Haftar.

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