Padova è pentita, Napoli fa retromarcia, Torino congela tutto, Firenze è già caduta. E pure il Pd nazionale si ravvede (candidarla? Se la prenda pure Avs, come per la Salis). Solo l'Emilia Romagna resiste, Bologna in testa. È la Stalingrado della Albanese. Le ultime uscite della rapporteur Onu hanno fatto barcollare e cedere anche i fortini più rossi. Persino Romano Prodi, gran padre del Pd, ammette che la misura è colma. L'Albanese persevera nell'estremismo, Bologna non la segua, auspica il Prof. E invece niente.
Il sindaco dem Matteo Lepore non molla, si resiste a oltranza, l'onorificenza non si ritira, Stalingrado non si piega al nemico. Bologna è la capofila, non a caso. La città è terreno fertile per i pro Pal, li coccola, al punto che ieri hanno fatto un blitz in Comune per chiedere di annullare la partita di basket Virtus-Hapoel Tel Aviv, e la presidente piddina del Consiglio comunale li ha subito assolti, "non c'è stato nulla di particolarmente acceso, succede, erano anche pochi". Che volete, so' ragazzi.
L'Alma Mater bolognese, poi, è un ateneo militarizzato a senso unico (hanno bloccato l'acceso ai corsi agli ufficiali dell'Esercito e ieri è stato improvvisamente cancellato il corso di laurea sulle Religioni, benedetto dal cardinale Zuppi, senza neppure avvisarlo). Ma Bologna non è da sola nella lotta, l'Emilia Romagna la segue. Anche il Comune di Reggio Emilia ha premiato la Albanese, con tanto di cerimonia al teatro municipale, finita con una tirata d'orecchie al sindaco Marco Massari non abbastanza anti-Israele per i suoi gusti. Nonostante questa umiliazione pubblica, e nonostante le frasi sconcertanti sull'assalto alla Stampa, il sindaco non ci pensa proprio a ritirare il "Primo Tricolore" alla madrina dei pro Pal. "È un riconoscimento per i suoi meriti sulla Palestina, non per altre sue opinioni" taglia corto il sindaco interpellato dal Giornale. Quindi: non siamo d'accordo quando dice che assaltare una redazione è utile come monito, ma è talmente benemerita per i suoi rapporti anti-Israele che il premio se lo merita eccome. Anche il governatore De Pascale si smarca giusto un po', ma non molla. "Difendere la libertà di opinione, per la quale Albanese è stata ingiustamente sanzionata dagli Usa, prescinde dal condividere tutte le affermazioni che vengono espresse, sulle quali si possono legittimamente avere valutazioni anche molto differenti - spiega il presidente dell'Emilia Romagna -. Detto questo mi colpisce molto che il dibattito pubblico dia questa enfasi al concedere o meno cittadinanze onorarie".
La diga però è ormai franata. Nel Pd nazionale l'ipotesi di candidare Francesca Albanese è ormai ritenuta impossibile. "Se la Albanese continua così non riusciremo a candidarla neppure nel campo largo", dice una fonte dem. A pesare è lo scontro sul ddl Delrio contro l'antisemitismo: la relatrice Onu lo ha definito "gravissimo", accusando i promotori di voler "punire il dissenso politico". Le reazioni sono nette. Pina Picierno parla di critiche che "sanno di giustificazionismo e ipocrisia" e ricorda che "per contrastare il nuovo antisemitismo servono serietà e strumenti concreti Grata a Delrio e quanti ci lavorano, anche in Italia, con determinazione". Stefano Ceccanti osserva che "le posizioni di Albanese non sono compatibili coi pilastri dell'identità del Pd". Emanuele Fiano, recentemente cacciato dall'Università di Venezia dai pro Pal, aggiunge: "Io posso solo dire che dissento più che spesso dalle idee della Albanese". Filippo Sensi invita alla prudenza: il paragone con una candidatura "alla Ilaria Cucchi" è "improprio". Anche fuori dal Pd il quadro è chiuso. Arturo Parisi rilancia la petizione per revocarle le cittadinanze onorarie: "Quello che penso su di lei è noto". Gianfranco Pasquino è tranchant: "Non la candidate, nemmeno nei sogni". Paolo Ciani (Demos) taglia corto: "Escludo che il partito in cui mi candiderò candiderà lei". Il M5S non la scarica, ma chiude all'ipotesi candidatura.
La senatrice Maiorino afferma: "Albanese neo 5S? Sciocchezza colossale In Palestina c'è un genocidio e una occupazione commessi con la complicità dei governi occidentali. E la Albanese sta lottando contro tutto questo". Nel campo largo, a questo punto, una cosa è chiara: per Albanese la strada politica è in salita, resta solo l'ipotesi Avs.