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L'esultanza di Salvini "Bene Mattarella, i coinvolti lascino"

Bonafede: "Il Colle indica la strada della riforma". Ma l'accordo tra le forze politiche non è scontato

L'esultanza di Salvini "Bene Mattarella, i coinvolti lascino"

A tenere banco, nelle polemiche sul Csm e sulla sua riforma, ieri è stato ovviamente l'intervento del Capo dello Stato. Accolto con favore dal leader del Carroccio, Matteo Salvini, tra i primi a invocare il Quirinale dopo la diffusione delle intercettazioni tra Palamara e Legnini che tiravano in ballo l'ex ministro dell'Interno a proposito del caso Diciotti. «Il Quirinale interviene sullo scandalo dei magistrati politicizzati e intercettati, ribadendo sconcerto e riprovazione: bene», osserva il numero uno della Lega a caldo. Continuando però sulla sua linea di intransigenza quanto alla futura riforma. Per Salvini, infatti, «non bastano le scuse o le improbabili giustificazioni degli interessati, chiediamo che si dimettano dagli incarichi (giudiziari o politici) tutte le persone coinvolte nello scandalo, da cui emergono vergognosi attacchi a me e alla Lega». E la riforma, reclamata ieri anche dal Colle, secondo il leader della Lega va fatta rieleggendo il Csm «per estrazione a sorte», e va accompagnata da «una completa riforma della giustizia, basata su tempi certi dei processi, certezza della pena, responsabilità per errori e lungaggini, separazione delle carriere fra giudici e Pm». Bene Mattarella anche per la presidente dei senatori di Fi, Anna Maria Bernini, che plaude alla nota del Quirinale nella quale vede confermata la «gravità e inaccettabilità» di quelle conversazioni intercettate finite sui giornali.

Soddisfatto delle parole di Mattarella anche il Guardasigilli Alfonso Bonafede. «Ancora una volta il presidente della Repubblica ci indica una strada, che è quella migliore - spiega il ministro grillino -: se le forze politiche hanno qualcosa da dire hanno la possibilità di fare una riforma. Ed è quello che stiamo facendo».

Diversa dalla lettura salviniana è quella che offre Francesca Businarolo, presidente della Commissione giustizia di Montecitorio. Per l'esponente pentastellata, Mattarella conferma «il suo ruolo di fermo custode della Costituzione, rispondendo in modo impeccabile a chi, evidentemente, la conosce poco». E dopo la polemica con Salvini e con quanti nelle opposizioni avevano caldeggiato uno scioglimento del Csm per intervento del Colle, la Businarolo chiude anche le porte al «dialogo» con le opposizioni nel progetto di riforma auspicato dallo stesso Bonafede.

Anche il Pd, con il suo responsabile giustizia, Walter Verini legge la nota del Quirinale come un punto «di chiarezza e rigore costituzionale, sulle speculazioni e le improvvisazioni sul tema della Giustizia e del ruolo del Csm». Ma anche l'esponente dem auspica «da subito» l'inizio di «un processo di profonda rigenerazione che restituisca piena credibilità e terzietà» alla magistratura, oltre a ricordare come sia compito del Parlamento lavorare «presto e bene per una nuova legge di riforma del Csm».

Il problema, come sottolinea il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli di FdI, è che se da un lato il Quirinale ha invitato il Parlamento a riformare il Csm, dall'altro, secondo l'esponente di Fratelli d'Italia, questo non sarebbe «all'altezza del compito». «Zingaretti e Renzi spiega polemico Rampelli - dovrebbero avere la decenza di restare di lato e lasciare ai partiti che non hanno manovrato il Csm, né lottizzato le Procure e fatto un uso politico della giustizia» il compito di lavorare alla riforma.

Insomma, un punto di vista univoco sul da farsi non c'è, tra richieste incrociate di dimissioni (M5s ha chiesto la testa di Ermini, FdI vorrebbe un passo indietro di Legnini da commissario per la ricostruzione del sisma del 2016), come pure le proposte per riformare il Csm. Giorgia Meloni, raccogliendo l'invito del Colle, si dice pronta a mettersi al lavoro, proponendo però il sorteggio escluso dalle prime bozze di Bonafede che assicura solo un «meccanismo elettivo che sfugga alle logiche correntizie», ma appunto elettivo oltre allo stop alle porte girevoli tra magistratura e politica e un fermo al collocamento fuori ruolo dei magistrati «in prestito ai ministeri».

Ma l'accordo, anche all'interno della maggioranza, sembra distante.

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