Letta bocciato sul duello tv vuol boicottare i confronti a 4

Il segretario dem contesta il no dell'Agcom alla sfida con la Meloni. Lega: "Il Pd si sente padrone della Rai"

Letta bocciato sul duello tv vuol boicottare i confronti a 4

«Una decisione molto bizantina», la bolla Enrico Letta. La decisione dell'Autorità per le comunicazioni, che ha detto «no» al confronto a due tra il leader dem e quella di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, già organizzato per il 22 settemre, non va giù al Pd. Che è deciso non solo a perseguire l'obiettivo del format di coppia con la Meloni (che secondo Agcom «determinerebbe un indebito vantaggio», penalizzando gli altri, e del resto nel 2018, a Rosatellum vigente, non si fecero confronti a due) ma anche a boicottare eventuali altre formule che venissero decise dalle reti tv, come i confronti multipli o decisi per sorteggio: «Semplicemente, non ci andremo», dicono dal Nazareno. E lo stesso atteggiamento trapela da quartier generale meloniano.

Linea dura, dunque, e senza nascondere il dispetto e la delusione per la pronuncia di Agcom, che ha fatto saltare quello che per il segretario Pd sarebbe stato il clou della campagna elettorale, concordato con la Meloni e allestito da Bruno Vespa che già aveva l'acquolina in bocca al pensiero degli ascolti che, a due giorni dal voto, il match avrebbe potuto attirare. Delusione comprensibile, del resto: la polarizzazione su due soli antagonisti, quello di destra e quello di sinistra, con il conseguente oscuramento e la riduzione a comprimari di tutti gli altri concorrenti, è il taglio scelto da tutta la campagna di comunicazione dem (si vedano anche i manifesti lanciati in queste ore, divisi tra rosso e nero e con l'imperativo: «Scegli») e ovviamente fa comodo ad entrambi. Tant'è che il partito meloniano tace sulla delibera Agcom, ma prosegue i contatti con il Pd per aggirarla con altri mezzi: c'è già un confronto a due fissato per il 12 settembre, che sarà ospitato dal Corriere della Sera, e altri sono allo studio. Del resto, dicono gli uomini del segretario Pd, «nessuna legge vieta confronti diretti tra Letta e Meloni, ovunque vogliano farli, al di là della Rai. E soprattutto nessuna legge o regola obbliga un leader a confrontarsi con tutti gli altri». E la Meloni è sulla stessa linea: nessuno dei due ha interesse a dar spazio e legittimare come interlocutori altri leader, da Calenda a Salvini, da Berlusconi a Conte, e soprattutto a quelli che incidono sulla stessa potenziale area elettorale. E infatti i partiti concorrenti reagiscono contro l'asse Pd-FdI che punta a tagliarli fuori dalla campagna elettorale tv. «Il tentativo di Letta e Meloni di fingere di litigare e di spalleggiarsi nell'evitare un confronto a quattro non fa bene alla democrazia», accusa per il Terzo Polo Mariastella Gelmini. Ma pure la Lega se la prende con Letta (perchè Meloni intenda): «Perchè Enrico scappi? Perchè? Scegli tv o radio che preferisci, ma confrontiamoci», provoca Matteo Salvini. «Se nel Pd qualcuno pensa di essere il padrone dei programmi Rai - dice Stefano Candiani- è bene che sappia che non è così. La par condicio è un principio che dev'essere rispettato da tutti, con buona pace di Letta». E di Giorgia.

Si tiene lontano dalla polemica Silvio Berlusconi: «Il

problema non mi appassiona, sono scettico sui confronti tv». Ma un ammonimento arriva anche da Agcom, con la commissaria Elisa Giomi: «Tutelare la par condicio significa moltiplicare, non ridurre le occasioni di confronto»

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