Letta, flop totale: peggio di lui solo Toninelli

Il segretario Pd ha dato alle stampe "Anima e cacciavite" nelle stesse settimane in cui è uscita l'autobiografia della Meloni: che vende 10 volte di più

Letta, flop totale: peggio di lui solo Toninelli

A inizio maggio, dal momento dell'uscita del criptico (già dal titolo) "Anima e cacciavite. Per ricostruire l'Italia" di Enrico Letta, tutto lasciava presagire che sarebbe andato in scena un derby in libreria con "Io sono Giorgia", l'autobiografia della Meloni uscita negli stessi giorni.

Nel suo volume, il segretario del Pd decise di inserire una sorta di programma per il rilancio dell'Italia a due mesi dal suo ritorno alla politique politicienne. Dopo 8 settimane un bilancio si può certamente fare: la Meloni non solo stravince il derby, ma prende Letta a pallonate.

Il libro di Letta ha fatto appena una comparsata in classifica (mai in quella generale, ma solo in quella della saggistica) alla fine di maggio, rimanendo comunque nei bassifondi. Su Amazon, ad oggi, occupa la posizione 5.830 nella classifica dei libri più venduti. Per fare un paragone, quello della Meloni è al n. 29. Togliendo gli anime, la narrativa per ragazzi, qualche manuale e un paio di romanzi di grandi scrittori come Nicholas Sparks, è di gran lunga il saggio più venduto in Italia. Ancora oggi.

Dal punto di vista editoriale il flop di Letta è sonoro (la tiratura non raggiunge le 10mila copie, molte delle quali vendute nei canali dei circoli dem e quindi impossibili da tracciare), mentre al contrario la Meloni ha dato alle stampe un vero caso editoriale: le copie vendute sfiorano le 100mila unità, il sistema di presentazioni e incontri sparsi per l'Italia è così capillare da far perdere il conto, librerie "ostili" come le Feltrinelli sono state sommerse dalle richieste, il titolo-slogan "Io sono Giorgia", coniato dalla sinistra a mo' di presa in giro, è stato trasformato dagli spin doctor di FdI in un vero e proprio brand.

Ecco ciò che più colpisce: che il libro, che oltre ad essere una cartina al tornasole del livello di popolarità di un politico, rappresenta anche un indice di efficacia comunicativa. E nel caso di Letta è il fedele ritratto del disinteresse totale che gli italiani nutrono nel Pd. Il partito d'apparato per antonomasia mantiene la sua efficacia politica e strategica, difende il suo elettorato storico a colpi di ideologia spicciola, ma non comunica nulla. Non ha nulla di "moderno" da proporre. Come sostanza, e prima ancora come forma.

Persino Danilo Toninelli, il nulla politico, è riuscito a creare una propria dimensione, perlopiù settaria, a cui riesce a somministrare i propri prodotti-gadget. Perché il suo libro, "Non mollare mai", autoprodotto, di letterario non ha davvero nulla. Eppure, mantenendo un livello di vendite non così inferiore a quello di Letta, sta a testimoniare che come "politico influencer" saprebbe comunque fare meglio.

Come ha saputo fare meglio Rocco Casalino, che politico non è, ma capace di attirare l'attenzione mediatica ben più a lungo di Letta. In termini di vendite è stato a sua volta un flop, perché "Il portavoce" ha venduto meno di 20mila copie. Ma Casalino è riuscito se non altro a mettere alla prova la portata del suo bazooka di marketing, preparando magari il terreno per ciò che verrà: un libro di Giuseppe Conte, che è solo questione di tempo prima che passi per le rotative.

In modo del tutto involontario, tra i politici di sinistra è riuscito ad inventarsi una strategia più efficace

Roberto Speranza, col suo volume "Perché guariremo", mai ufficialmente pubblicato ma capace di riscuotere un certo successo tra i circuiti "carbonari" del web. Eccolo l'unico modo per provare a vendere il libro di Letta: farlo sparire.

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