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Letta, l'ultimo discorso al Pd con una stoccata al terzo polo

L'assemblea approva il manifesto del "nuovo partito". L'ex leader: "Hanno invano provato a sostituirci"

Letta, l'ultimo discorso al Pd con una stoccata al terzo polo

Marziani a Roma. Stavolta il parallelismo tra i dirigenti del Pd e gli alieni viene direttamente dal candidato favorito per la segreteria, Stefano Bonaccini, che in assemblea sferza i compagni di partito: «Un percorso congressuale troppo lungo, mesi e mesi di congresso ci fanno sembrare marziani». Per il resto, l'assemblea ratifica accordi già presi. Dal voto online a metà al «Manifesto dei valori e principi» del nuovo Pd. Anche il documento, approvato con 18 voti e 22 astenuti, è il frutto di un faticoso compromesso tra le varie anime del Partito. Decisiva, in questo senso, la mediazione del segretario uscente Enrico Letta, che ha stabilito che il nuovo manifesto non sostituisce subito la Carta dei Valori del 2007, difesa dai riformisti e dall'ala più moderata del Pd. Il regolamento del congresso, invece, ha avuto il via libera con 11 contrari e 24 astenuti.

Il piatto forte della giornata è l'ultimo discorso del segretario Letta. L'ex premier cita San Paolo «Ho combattuto una battaglia buona» e nel finale rimanda al «Canto delle tre tende»: un canto liturgico che racconta del dialogo tra Gesù e i suoi apostoli accampati in una tenda affiancata da altre due, in cui c'erano i profeti Elia e Mosè. «Rimaniamo qui», dice un apostolo a Gesù. E il Messia risponde: «Dobbiamo scendere nella valle». È un Letta da Via Crucis, quello che va in scena in Assemblea. «È stato giusto tenere duro e arrivare qui oggi. Le amarezze e le ingenerosità le tengo per me», si fa scappare l'ormai ex leader. «La segretaria o il segretario del Pd non può passare tutta la giornata a cercare di mediare tra le posizioni dentro il partito e poi, a fine giornata, pensare a cosa dire agli italiani con le residue forze che gli rimangono. Esco più determinato di quando ho cominciato, esco più innamorato del Pd», continua. Letta sottolinea di essersi sacrificato in un momento difficile. Ma aggiunge: «Non mi sono pentito di essere tornato da Parigi». Evangelico e agnello sacrificale: «Ho accettato di guidare il Pd dopo la sconfitta, è una fase nella quale si tratta di prendere colpi». Poi si toglie i sassolini dalle scarpe su M5s e Terzo Polo: «C'è stato chiaramente un tentativo di sostituire il Pd, un tentativo fallito».

L'altra notizia scontata è il ritorno a casa degli scissionisti di Articolo 1, presenti in platea. Con Livia Turco che addirittura di commuove per il ricongiungimento con i «compagni». Tutti vanno in passerella. A cominciare dai candidati alla segreteria. Elly Schlein dice che ci vogliono «una direzione chiara e un'identità comprensibile». La neo deputata, protagonista del dibattito sul voto online, insiste. Propone le primarie per scegliere i candidati al Parlamento e non molla su un partito che si «rivolge in prima istanza ai militanti ma che si apre anche al mondo fuori». Poi attacca il governo «crudele e illegale» con i migranti. E ancora: «Inutile avere un premier donna se non aiuta le donne». Bonaccini si mostra più pragmatico: «Un partito con cultura di governo a ogni critica affianca una controproposta». Il governatore parla da segretario in pectore: «Se vincerò chiederò ad Elly, Gianni e Paola di darmi una mano, se perdo mi metterò a disposizione di chi ha vinto».

Spazio anche a Paola De Micheli e Gianni Cuperlo. La prima scherza con Letta: «Sulle amarezze scriviamo un libro insieme». Il secondo abbozza: «Qua non ci sono Gramsci e Don Sturzo, ma non siamo un'armata Brancaleone». Anna Ascani vuole «un partito riformista, come l'Ulivo». Laura Boldrini lo vuole «progressista». L'ex ministro ripete: «Riconnettiamoci con le persone».

E Dario Corallo contesta di nuovo la dirigenza: «Eleggetevi il nuovo ex segretario».

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