Si avvicina l'ora della disfatta e del possibile cambio al timone del Pd. Enrico Letta è in fase isterica. Attacca, insulta, entra a gamba tesa contro Giorgia Meloni. Inneggia alle devianze (alcol, droghe). E tace sulle gaffe dei suoi candidati di punta. Da cornice ha un partito lacerato e accompagnato da veleni per la chiusura delle liste. In Toscana lo stop a Luca Lotti crea malumori. In Campania il Pd è un pentolone a pressione. Nei collegi al proporzionale sono atterrati tutti big da fuori: Roberto Speranza, Dario Franceschini, Susanna Camusso. Le uniche concessioni di posti blindati sono per la dinastia De Luca. E intanto spunta un nuovo caso. Dopo i fan di Lenin e i nemici di Israele, tra i candidati under 35 non poteva mancare il filo cinese. Riecco che appare dal passato di Caterina Cerroni, capolista dem in Molise in quota giovani, un tweet di un viaggio a Pechino nel 2017 per partecipare al forum mondiale dei partiti ospitato dal Partito comunista Cinese, quello dell'esecuzioni e dei diritti negati a donne e lavoratori. Il messaggio è fantastico. La giovane dem individua nel «comunismo cinese il futuro della sinistra progressista». Appunto, un futuro fatto di violazioni e repressioni delle libertà. Il finale è da brividi: «la controversa distesa di piazza Tienanmen», scrive la candidata. Nulla di controverso: quella piazza è il simbolo della repressione nel sangue da parte del regime di Pechino delle proteste del popolo. Fucili puntati contro il popolo inerme. Ma per la candidata dem è qualcosa ancora di controverso. Letta si infuria e scarica la rabbia contro Meloni che denuncia uno stupro a Piacenza: «Il video su uno stupro è indecente e indecoroso. Faccio un appello a tutti per restare dentro i limiti della dignità e della decenza. Postando il video di quell'atto orribile ha dato l'idea del livello di cinismo a cui si arriva. Per noi la questione sicurezza è al primo posto, bisogna punire i crimini, difendere le vittime, ma c'è la necessità di rispettare le persone, uno dei punti essenziali della civiltà del nostro Paese, della civiltà giuridica e mediatica delle relazioni» - attacca il segretario Pd ai microfoni di Radio Popolare. Dura la replica. «Non consento a Enrico Letta di diffondere menzogne sul mio conto e fare bieca propaganda sul gravissimo stupro di Piacenza. Il video pubblicato sui miei social è oscurato in modo da non far riconoscere la vittima ed è preso dal sito di un importante quotidiano nazionale, a differenza di quanto da lui sostenuto. Questi metodi diffamatori e che distorcono la realtà sono ormai caratteristici di una sinistra allo sbando, lo sappiamo tutti da tempo, ma a tutto c'è un limite. Soprattutto quando si parla di stupri e violenza sulle donne. E mi vergogno francamente di leader politici che mentre usano uno stupro per attaccare me non spendono una parola di solidarietà per la vittima, evidentemente per paura di dover affrontare il tema dell'emergenza sicurezza aggravato dall'immigrazione illegale di massa. Che livello». La polemica si allarga. Meloni propone lo sport come antidoto alle devianze. Letta reagisce male e inneggia a droghe e alcool libero: «Due idee dell'Italia si confronteranno il 25 settembre: la nostra basata sulla libertà delle persone, una società che cerca di includere, crea lavoro e lotta contro le precarietà, l'altra è una società che va per le spicce, dove presunte maggioranze vogliono imporre regole a tutti» ribatte il segretario del Pd.
Scatti che certificano il livello di nervosismo (altissimo) che si respira al Nazareno. E una nuova grana piomba in casa Letta: si divide l'alleanza Pd-Cinque stelle in Sicilia. L'ora buia sta per arrivare. Bonaccini e Franceschini preparano il funerale politico al segretario.
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