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Letta stringe il patto con tutte le correnti: porte chiuse per Renzi e gli ex della Ditta

L'intesa tra i leader del partito: no al ritorno di D'Alema, Bersani e Speranza

Letta stringe il patto con tutte le correnti: porte chiuse per Renzi e gli ex della Ditta

Enrico Letta sposta l'asse del Pd verso sinistra con la doppia mossa, Ius soli e voto ai 16enni. Ma chiude la porta del Nazareno a un ritorno della Ditta. Il neosegretario dei democratici cambia schema: il suo sarà un Pd più progressista e di sinistra, alleato del centro di Calenda e Bonino. D'altronde, fu proprio Letta a volere Emma Bonino come ministro degli Affari esteri nel suo governo. Da ieri Letta è al lavoro al Nazareno da neosegretario per definire la segreteria, che sarà improntata a un forte rinnovamento, e all'iniziativa nei circoli. Con l'arrivo di Letta alla guida dei dem, dopo sette anni di esilio in Francia, in tanti scommettono sul ritorno al Nazareno di Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema e Roberto Speranza.

I pontieri, come Francesco Boccia, sono già al lavoro per rimarginare la ferita della scissione. In realtà per la Ditta non c'è più spazio nel Pd. «C'è un patto - racconta una fonte di primo piano del Pd tra i leader delle varie correnti dem, Franceschini, Orlando, Delrio, Zingaretti, Bettini, che hanno voluto Letta segretario, sul no al ritorno sia della Ditta che di Renzi».

C'è un'altra circostanza che allontana il rientro della Ditta in casa Pd: il ministro della Sanità Roberto Speranza fu nel 2014 tra i pugnalatori di Letta. Speranza intuisce che non è aria di ritorno a casa e lancia la proposta dell'agenda progressista: «Siamo pronti al confronto con chi condivide questi valori. Invieremo le nostre proposte alle forze sociali e a chi si è mobilitato a difesa della democrazia, del lavoro e dell'ambiente». «L'ex presidente del Consiglio - spiegano i suoi collaboratori avrà nei prossimi giorni un confronto con Bersani, D'Alema, Epifani. Ma un loro rientro nel Pd non è all'ordine del giorno». I colloqui tra Letta e i suoi ex compagni di partito serviranno a capire la praticabilità dell'idea di un nuovo Ulivo. Sarà dunque un «Pd lettiano», senza formule del passato. Lo schema è definito: una forza di sinistra e progressista. Che punta ad avere come interlocutori il M5S e il centro. Letta punta a coprire con il suo Pd l'ala sinistra del campo. Nella partita delle alleanze al centro l'ex premier non esclude il coinvolgimento di Matteo Renzi e Italia Viva. Ma è chiaro, per non dire scontato, che preferisca Calenda e Bonino. Calenda che però resta sul piede di guerra: «Ci sono tante persone perbene, Letta lo è ed io continuo ad averci un rapporto ma la crisi di quel modello politico è più che aperta. Mi ricordo la scena di Letta fatto saltare all'unanimità da quelli che oggi lo hanno votato segretario all'unanimità, fu una cosa brutale, decisa in una direzione di partito in cui tutti si girarono nel giro di un nano secondo» commenta su La7 al programma Tagadà. Walter Veltroni e Romando Prodi giocano una partita autonoma rispetto alla Ditta. L'ex sindaco di Roma spera nei buoni uffici di Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti per incassare dal neoleader del Pd il via libera alla corsa per il Quirinale nel 2022.

Prodi è molto attivo nelle ultime settimane sull'asse Conte-Pd: il professore sogna i finire nella rosa dei nomi dei Cinque stelle per il dopo Mattarella.

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