Roma Rimandati in conti pubblici, competitività e in tante altre cose. Ma con qualche margine di tolleranza e, soprattutto, con una sospensione del verdetto finale a dopo il referendum. La Commissione europea, spiegava ieri una fonte comunitaria, non sostiene Matteo Renzi, ma preferisce evitare di danneggiare il governo in carica, favorendo un referendum che potrebbe danneggiare le stesse istituzioni europee. Un quadro complesso e non solo per la situazione dei conti italiani (l'Italia non rispetta gli obiettivi concordati con Bruxelles) e per il veto al bilancio europeo annunciato dal premier.
Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, presentando il documento europeo sugli squilibri degli stati membri, ha riconosciuto che «l'Italia è a rischio di deviazione significativa» dei conti pubblici in rapporto alle regole del patto di stabilità e agli impegni assunti in primavera. Ma ha precisato che l'esecutivo europeo «non ha rigettato» la legge di bilancio 2017. Il giudizio finale arriverà a dicembre e spetterà al Consiglio europeo. Quindi all'organismo che rappresenta i singoli stati. Ma già dalla Commissione arrivano indicazioni di disponibilità su alcuni fronti, ad esempio sul riconoscere le spese extra per immigrati e terremoto. Non c'è accordo su quanto riconoscere. Non lo 0,4% di Pil chiesto dall'Italia. «Il dialogo prosegue» fino all'Eurogruppo del 4 e 5 dicembre.
Moscovici nega che sia un rinvio finalizzato al referendum del 4 dicembre. «Non facciamo un giudizio basandoci sulla politica: basiamo il nostro giudizio sulle leggi, sui dati, ma anche sulle azioni prese dal governo e siamo fiduciosi nel governo di Matteo Renzi. C'è una forte relazione anche con Padoan».
La decisione politica, infatti, è il rinvio. Il conto arriverà e, se gli umori della Commissione non cambieranno, sarà salato. Prima i ministri economici dovranno dire se la legge di Bilancio fuori dalle regole Ue di Padoan e Renzi può passare. Ed è facile immaginare il ruolo del falco tedesco Wolfgang Schaeuble. Poi, come ha ricordato lo stesso Moscovici, la Commissione riprenderà in mano la questione del debito pubblico e lì «valuteremo se ci sono state correzioni che permettano di ridurre ancora di più questo scarto ed evitare che ci siano procedure nei confronti dell'Italia». Un paio di mesi di tempo, quindi, e poi arriverà la pagella vera e propria.
Tra le novità di ieri, una «svolta» del presidente della Commissione Jean Claude Juncker, che ha invitato i paesi dell'area Euro ad adottare politiche economiche espansive. Serve «un'espansione di bilancio fino allo 0,5% del Pil nel 2017 per la zona euro nel suo complesso». In pratica una manovra che su scala Eurozona varrebbe circa 50 miliardi di euro. Un invito a puntare sulla domanda interna dell'area euro. In teoria una scelta fortemente a favore dell'Italia, Paese che è penalizzato non solo dal calo mondiale del commercio, ma anche da una debolezza dei consumi. Ma anche un invito pressante alla Germania che ha una bilancia commerciale troppo positiva. Molto export e pochi consumi interni. Comunque niente che ci riguardi.
Un risultato l'Italia l'ha ottenuto. Il tentativo di conciliazione sul bilancio pluriennale europeo - sul quale Renzi ha confermato di volere mettere il veto - è stato rinviato a dicembre. Anche in questo caso i conti si faranno dopo il referendum.
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