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L'Europa messa all'angolo: vertice d'emergenza al G20. L'ipotesi controproposta e la cautela della Meloni

Vecchio Continente tagliato fuori da Trump: si valuta un viaggio a Washington. I dubbi della premier (che sente Merz) sull'idea del "contro-piano": può essere visto da Donald come un atto ostile. Scettici Tajani e Crosetto

L'Europa messa all'angolo: vertice d'emergenza al G20. L'ipotesi controproposta e la cautela della Meloni
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di Adalberto Signore

nostro inviato a Johannesburg

Quello che si apre oggi in Sudafrica doveva essere un G20 depotenziato dall'assenza annunciata di Donald Trump e invece alla fine l'ombra del presidente americano e del suo piano di pace per l'Ucraina in 28 punti si allunga su Johannesburg sin dalla vigilia del summit. Le delegazioni dei capi di Stato e di governo dei venti grandi del mondo non fanno in tempo ad atterrare - il volo di Giorgia Meloni arriva che sono da poco passate le 13.30 - che già sono partite le interlocuzioni tra i diversi leader europei presenti e non all'appuntamento, sostanzialmente tutti o quasi estremamente dubbiosi circa la bontà del piano di pace americano. L'accelerazione imposta da Trump - l'ultimatum a Volodymyr Zelensky e la minaccia di fornire più armi a Kiev se non accetterà il piano - ha il sapore di un prendere o lasciare che schiaccia nell'angolo non solo l'Ucraina ma anche l'intera Europa. Zelensky sente prima il vicepresidente statunitense J.D. Vance e poi ha una call con il francese Emmanuel Macron, il tedesco Friedrick Merz e il britannico Keir Starmer. E per oggi si lavora a una riunione di emergenza tra i leader di Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Spagna a cui ovviamente parteciperanno anche Ursula von der Leyen e Antonio Costa, rispettivamente presidente di Commissione e Consiglio Ue. Un incontro che si terrà a margine del summit di Johannesburg proprio per discutere de visu un piano di pace considerato eccessivamente accondiscendente verso le richieste di Mosca. Un confronto che potrebbe ripetersi lunedì in Angola al vertice Ue-Unione africana, mentre von der Leyen e Costa stanno verificando la possibilità di un viaggio direttamente a Washington del gruppo core di Volenterosi sulla falsa riga di quanto accaduto lo scorso agosto.

Già oggi, però, da Johannesburg potrebbe emergere una posizione comune dell'Europa, le cui cancellerie non nascondono la preoccupazione che si sia ritornati ai primi mesi della presidenza Trump, quelli scanditi prima dall'aggressione a freddo di Zelensky alla Casa Bianca e poi dalla guerra sui dazi. Dubbi che Parigi, Londra e Berlino esprimono con un certa forza e sui quali, visto anche il suo rapporto con Trump, Meloni si muove con una certa cautela. Solo 48 ore fa, infatti, fonti di Palazzo Chigi interpellate sul piano di pace, facevano sapere che "ogni commento" era "prematuro perché l'Italia non aveva ancora ricevuta una versione ufficiale" dell'articolato. Questo non significa che la premier italiana sia convinta della bontà del piano, del quale peraltro potrebbe parlare già nelle prossime ore direttamente con il presidente americano.

Ieri Meloni ha affrontato la questione con diversi leader europei, durante un pomeriggio passato in albergo a Johannesburg. Tra gli altri ha sentito anche il cancelliere Merz con il quale, si legge in una nota di Palazzo Chigi, "è stata sottolineata l'importanza di sostenere gli sforzi negoziali in corso e ribadito l'obiettivo finale del raggiungimento di una pace giusta e duratura". È poi stato "accolto con favore il riferimento a solide garanzie di sicurezza, integrali al più ampio quadro della stabilità europea e transatlantica in linea con quanto da tempo proposto dall'Italia". Che qualche dubbio sembra averlo su "altri elementi del piano" che "sono stati considerati meritevoli di ulteriore approfondimento". Una posizione, quella di Palazzo Chigi, piuttosto di equilibrio. Con l'Italia che, non a caso, resta estremamente scettica sul contro-piano di pace a cui stanno lavorando Ucraina, Regno Unito, Germania e Francia. Una mossa, è la convinzione della premier, che inevitabilmente la Casa Bianca interpreterebbe come un atto ostile.

La premier, a differenza di altri leader europei, decide comunque di non intervenire pubblicamente sulla vicenda. Lo fanno invece il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello della Difesa Guido Crosetto. Il primo ribadisce quella che è la posizione delle principali cancellerie europee e dice che "non può esserci pace senza partecipazione di Ue e Kiev", un messaggio diretto soprattutto a Trump.

Il secondo è ancora più tranchant e spiega che "la bozza" di pace presentata dagli Stati Uniti "sembra troppo dura nei confronti dell'Ucraina". Fuori dal coro della maggioranza, invece, Matteo Salvini: "Ci auguriamo che né Bruxelles, né Parigi, né Berlino intralcino i negoziati per assurde pulsioni belliciste".

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