Mario Baccini, ex ministro per la Funzione pubblica ed attuale presidente dell'Ente per il Microcredito, crede che l'Italia debba riposizionarsi sul piano della politica estera, puntando forte sul bilateralismo e sulla diplomazia. Se Draghi va ringraziato per la "supplenza" svolta nei confronti del deficit di classe dirigente, ora è il momento per la politica di formare nuove personalità in grado di tirare fuori dal guado l'Italia.
Presidente Baccini, cosa rischia l'Italia per via delle sanzioni?
"L'Italia sarà una delle nazioni maggiormente coinvolte dalle politiche economiche derivanti dall’embargo. L'economia italiana, soprattutto quella che conta sulle imprese italiane subirà un duro contraccolpo dale politiche di restrizione e sanzioni. Il tema è ovviamente quello del rincaro, con la correlata assenza di materie prime e di produzione energetica nel nostro Paese. Molto di quello che abbiamo passa dagli accordi bilaterali con la Russia. Stiamo pagando un prezzo importante e in particolar modo lo stanno pagando le piccole e micro imprese italiane che sono il primo anello della catena produttiva".
Qual è la ricetta per uscirne?
"Da sempre sono convinto che sia la diplomazia la strada utile per la risoluzione e anche per la prevenzione dei conflitti. Quando c'è una guerra, con il richiamo alle armi, c'è il fallimento della politica e della diplomazia e non lo possiamo permettere. È necessario mantenere aperti tutti i canali diplomatici, soprattutto sono convinto che l’azione della diplomazia italiana in un’attività bilaterale sia fondamentale anche per rafforzare il sostegno all’Europa che, in questo caso, può riconosce come interlocutori privilegiati e validi. Proprio quell’Europa che deve superare gli interessi personalistici di alcuni Stati a vantaggio di un’attività diffusa, davvero comune! Questo è un altro punto focale di un’attività di trattativa che diventa presenza politica e corpo unico di confronto economico. L’Europa unità è una realtà economica in grado di poter trattare in modo unilaterale. Non dobbiamo andare troppo al traino di politiche di politiche multilaterali. L' Europa è un soggetto politico. Ora deve diventare un soggetto economico-diplomatico che guarda ai propri interessi".
L'Italia ha un grosso problema energetico.
"Noi viviamo una grande contraddizione. Le scelte fatte con i referendum degli anni novanta in un contesto che non garantiva la sicurezza assoluta e la salute dei cittadini hanno impedito la proliferazione di centrali atomiche sul territorio nazionale. Il paradosso è che la Francia e la Slovenia hanno invece installato le centrali appena ai confini, gli stessi impianti da cui noi ci approvvigioniamo e da cui siamo dipendenti per ben oltre la metà delle nostre forniture e comunque sempre con lo spettro di una sicurezza labile. La nostra scelta doveva, come nazione, essere orientata al rinnovabile e alle nuove energie pulite ma, devo ammetterlo, abbiamo lavorato ancora poco per essere in autonomia. Stiamo ritornando al carbone e abbiamo preso atto che c'è una emergenza. L' Italia, su energia e gas, deve rendersi più autonoma. Non possiamo sperare in un nuovo approdo se prima non tracciamo una rotta. Purtroppo recupereremo del terreno a danno del pubblico".
C'è un deficit di politica in Italia?
"Non c'è dubbio che la politica italiana, negli ultimi anni, abbia fatto diversi passi indietro. Questo anche per il disfacimento dei partiti e per il vuoto che essi hanno lasciato non formando classe dirigente. Dobbiamo dire grazie a Mario Draghi che oggi fa una supplenza al vuoto politico che appare evidente nel nostro Paese. Non abbiamo un ministro dell' Economia politico ormai da molto, troppo tempo. Il che rappresenta un altro segnale di debolezza della politica che non riesce ad esprimere una classe dirigente".
E veniamo ai tempi di Pratica di Mare...
"Mi sembra chiaro il ruolo svolto dal presidente Berlusconi: l'Italia, all'epoca, aveva credenziali e credibilità in politica estera. Ora però gli scenari sono diversi e dobbiamo prendere atto che ogni periodo ha la sua storia e la sua classe dirigente. L'Italia, secondo me, dovrebbe fare più politica estera. Ci si ricordi della visione di Andreotti sul Mar Mediterraneo e sul nostro posizionamento. In questo momento, abbiamo la necessità di ristabilire la nostra identità politica e di giocare di nuovo un ruolo di prim’ordine sullo scacchiere internazionale. Abbiamo sempre svolto un ruolo di alta mediazione diplomatica. Ora possiamo riposizionare il nostro Paese su due punti: Balcani e Mediterraneo. Devono e possono essere i nostri punti di forza nella mediazione politica".
La globalizzazione subirà un tracollo per via della guerra?
"La globalizzazione costituisce un valore. Lo abbiamo compreso grazie alla Comunicazione e ad altri termini economici. Ma la globalizzazione ha bisogno di regole che in molte occasioni vanno affermate con maggiore incisività. Mi riferisco soprattutto alle regole etiche e di comportamento. È necessario governare i processi di digitalizzazione e Iot senza diventarne vittima. Il rischio, altrimenti, è quello di un mondo virtuale incapace di riferirsi a quello che la politica dovrebbe invece esprimere. La politica deve marciare al passo degli interessi finanziari, che in molti casi sono anche rapaci. La politica deve cercare di andare nello stesso passo per non subire la globalizzazione. Non ci dimentichiamo che dietro ad ogni scelta c'è una persona in carne ed ossa. Bisogna ritrovare lo spirito di servizio verso la persona umana. Lo spiega bene papa Francesco in "Fratelli Tutti": Bergoglio ci ricorda che l'uomo è centrale in ogni azione, compresa quella politica. La nuova vision economica per noi passa attraverso il recupero della dimensione umana e del rapporto diretto, una sintesi che abbiamo esposto nel convegno sulla visione economica dell’Enciclica Fratelli Tutti in Senato: quando la finanza si fa micro è perché si allargano la possibilità e lo spazio delle opportunità per i molti".
Lei sarà tra i docenti dell'Universitas fondata dal presidente Berlusconi.
"Sono stato contattato dal professor Giovanni Puoti dell'Unicusano. E mi è stata chiesta la disponibilità per tenere una lectio magistralis in questo corso di Alta formazione: naturalmente verterà su politica ed economia sociale del microcredito.
Oggi, vista la crisi dei partiti politici e considerato come il leaderismo sfrenato abbia distrutto ogni forma di vita intellettuale, c'è bisogno di iniziative strutturali come queste. Non ci si dimentichi che i partiti sono previsti dalla Costituzione come armonizzatori tra il popolo e le istituzioni. Aiutare i partiti nella formazione di una nuova classe dirigente è un dovere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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