L'Europa proroga lo stop all'export di fiale. Ma è sempre guerra con Londra e su Sputnik

Fino a giugno niente sieri nel mondo se non autorizzati. Sfida a Johnson

L'Europa proroga lo stop all'export di fiale. Ma è sempre guerra con Londra e su Sputnik

L'Unione europea tira dritto e proroga la misura che può bloccare l'export dei vaccini sino alla fine di giugno. Un nuovo segnale per le aziende farmaceutiche, che sono in notevole ritardo per la consegna delle dosi contro il Covid-19. Il commissario Ue per il Commercio, Valdis Dombrovskis, ha affermato che «le prime settimane di applicazione di questo strumento hanno dimostrato che l'interruzione del commercio (dei vaccini, ndr) temuta da molti non si è verificata». Da quando è stata introdotta la misura, infatti, sono state autorizzate le esportazioni in 30 Paesi, una conferma che la Ue continua a essere il principale fornitore di vaccini in tutto il mondo. La Commissione europea ha sottolineato che, nonostante le misure adottate, sono state accolte 249 richieste di esportazione di vaccini per un totale di 34.090.267 dosi perché «non minacciavano» gli impegni contrattuali tra la Ue e le case farmaceutiche. Una sola richiesta è stata respinta, quella bloccata dall'Italia per 250mila vaccini AstraZeneca destinati all'Australia. La commissaria per la Salute, Stella Kyriakides, ha detto che adesso Bruxelles si aspetta che «le aziende con le quali abbiamo firmato un contratto adempiano ai loro obblighi nei confronti dei cittadini europei». Kyriakides ha ricordato che «non tutte le aziende stanno onorando gli accordi nonostante abbiano ricevuto un acconto per consentire una produzione sufficiente». Sul fronte diplomatico, però, la tensione è ancora palpabile. Dopo la convocazione a Londra del rappresentante diplomatico dell'Ue e le replica stizzita del governo britannico alle accuse di non condividere la produzione di vaccini, ieri è di nuovo sceso in campo il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Secondo Michel, il Regno Unito può anche affermare di non aver posto divieti, ma ha detto «so, perché sono un politico, che ci sono vari modi per imporre divieti o restrizioni su vaccini e/o medicinali». Il presidente del Consiglio europeo ha perciò invitato il premier britannico Boris Johnson a dimostrare che non ci sia un blocco dell'export. «L'Europa è un continente che esporta molte dosi ed è ingiusto attaccarla su questo. I fatti sono fatti ha ribadito . Il mio è un invito a maggiore trasparenza. Quante dosi hanno esportato? Non ho sentito una risposta».

Nel frattempo, il vaccino russo Sputnik sta seminando discordia. Da un lato c'è la task force del servizio europeo per l'azione esterna che accusa Mosca di aver preso di mira l'Ema con la sua disinformazione. Dall'altro lato, c'è il rischio di una crisi istituzionale nella Repubblica Ceca.

Il ministro della Salute Jan Blatny, infatti, ha rifiutato di autorizzare l'uso dello Sputnik senza l'autorizzazione dell'Ema. Il presidente della Repubblica Milos Zeman, per tutta risposta, ha chiesto al premier di licenziarlo perché ostacola l'acquisto del vaccino russo. Al momento, però, non sono previsti rimpasti di governo.

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