Economia

L'Europa rottama l'era dei tassi zero e azzoppa le Borse. Dopo 11 anni arriva la prima stretta

Il costo del denaro salirà dello 0,25% ma a settembre c’è il rischio di un doppio rincaro: Milano cede l’1,9%, lo spread vola a 216. La presidente Lagarde: "La guerra in Ucraina continua a pesare sull’economia"

L'Europa rottama l'era dei tassi zero e azzoppa le Borse. Dopo 11 anni arriva la prima stretta

Fino a luglio la rotta è tracciata: un aumento dei tassi da un quarto di punto, il primo dopo 11 anni a sancire uno iato con le politiche ultra-espansive impiegate per contrastare le varie emergenze vissute dall'eurozona (dalla crisi dei debiti sovrani fino alla pandemia). Stretta accompagnata dalla prevista rottamazione dell'App, il vecchio quantitative easing che porta ancora in calce la firma di Mario Draghi. Da agosto in poi, però, si spalancano le colonne d'Ercole: navigazione incerta, senza un approdo sicuro. Colpa dell'inflazione, la sola bussola cui la Bce sembra dar retta in questo momento e che ne condiziona ogni mossa. La riunione di ieri non ha fatto altro che rendere ufficiale lo spostamento del baricentro verso una postura più aggressiva.

Alla vigilia, qualcuno aveva ipotizzato l'annuncio da parte di Christine Lagarde di un «Whatever it takes 2.0» teso a scoraggiare scorribande speculative sui titoli pubblici degli Stati più vulnerabili. Nulla di tutto questo. La presidente dell'Eurotower è rimasta sul vago, limitandosi a ricordare che «Abbiamo strumenti esistenti, come i reinvestimenti in ambito Pepp (il piano di acquisti contro il Covid, ndr) - Si tratta di 1.700 miliardi che potrebbero se necessario essere reinvestiti con la massima flessibilità. Inoltre se necessario potremmo dispiegare nuovi strumenti o adattare quelli esistenti per assicurare la corretta trasmissione della politica monetaria. Ma siamo totalmente impegnati a contrastare la frammentazione finanziaria». Un po' poco come effetto deterrente, non certo un caveat da «dont't fight the Bce». Dato questo approccio morbido, dove nulla appare ancora strutturato, i mercati hanno tratto le conseguenze spingendo lo spread tra i Btp e i Bund che ha chiuso a 216 punti dopo aver sfondato quota 220 nel corso della seduta. Non un buon segno per l'Italia, alle prese non solo con l'inflazione ma anche con un severo rallentamento della crescita che rischia di avere conseguenze sui livelli d'indebitamento. Un costo del denaro più alto avrà anche un impatto inevitabile su famiglie e imprese con mutuo a carico. C'è un ulteriore aspetto che non sembra avvalorare la tesi di una Bce interventista. Il comunicato diffuso al termine del vertice, tenuto per l'occasione ad Amsterdam, puntualizza infatti che i reinvestimenti potranno essere effettuati in caso «di una rinnovata frammentazione del mercato legata alla pandemia». Ciò sembra dunque escludere azioni tese a evitare surriscaldamenti dei differenziali di rendimento. Più che un bazooka, una colubrina. Poi, c'è la questione legate all'evoluzione dei tassi. Francoforte non esclude un giro di vite di mezzo punto in settembre, mossa che peraltro i falchi del board avrebbero già voluto anticipare in luglio. A far pendere l'ago della bilancia sul versante più restrittivo sarà un peggioramento della prospettiva dell'inflazione, con proiezioni maggiori al 2,1% al 2024. Le nuove stime della Bce collocano i prezzi al consumo al 6,8% quest'anno (contro il 5,1% previsto lo scorso marzo), al 3,5% il prossimo e al 2,1% appunto nel 2024. Molto dipenderà da quale piega prenderà il conflitto in Ucraina, da cui sono derivate fortissime tensioni inflative. «L'aggressione ingiustificata della Russia nei confronti dell'Ucraina continua a pesare sull'economia», ha aggiunto la numero uno dell'Eurotower, poiché che «sta interrompendo il commercio, sta portando a carenza di materiali e sta contribuendo all'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime. Ci sono comunque le condizioni affinché l'economia continui a crescere a causa della riapertura in corso dell'economia, di un mercato del lavoro forte, del sostegno fiscale e dei risparmi accumulati durante la pandemia». La banca centrale, che ha più volte negato la possibilità di uno scivolamento dell'eurozona nella stagflazione (una stagnazione economica accompagnata da alta inflazione), conta ancora su una crescita del Pil nel 2022 del 2,8%, cui farà seguito un +2,1% nel 2023 e nel 2024. Resta da capire se queste stime incorporino già gli inasprimenti dei tassi. Forse no, visto che la rotta è tracciata solo fino a luglio.

Poi, si vedrà.

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