Se Carlo Goldoni fosse vissuto nel XXI Secolo, non avrebbe potuto trovare un personaggio migliore sul quale modellare le proprie commedie di Ursula von der Leyen. Il presidente della Commissione Ue, infatti, ben s'attaglia a recitare due parti in commedia. Ai Paesi del Sud, ormai guidati da Emmanuel Macron, e all'Italia ieri ha ripetuto con un toccante video che «nessuno sarà lasciato solo» e che «l'obiettivo dell'Europa è quello di avvicinarci dal punto di vista economico». In un'intervista concessa all'agenzia di stampa tedesca Dpa ha, invece, sottolineato che «la parola coronabond è in realtà solo uno slogan, dietro ad essa c'è la questione più grande delle garanzie e, su questo punto, le riserve della Germania e di altri paesi sono giustificate». In particolare, von der Leyen ha spiegato che «ci sono limiti legali molto chiari, non è questo il piano, non ci stiamo lavorando». Il Consiglio Ue, proseguito, «ha incaricato la Commissione di elaborare il piano di ricostruzione, che ora è la pista su cui stiamo lavorando». Insomma, le linee-guida sembrano essere quelle dettate da Berlino: niente condivisione del debito, niente sussidi a pioggia, si salvano solo le imprese sane con i loro relativi posti di lavoro. Tutto il resto è destinato a perire. Salvo poi correggere il tiro in serata: «Non escludo alcuna opzione entro i limiti del trattato. Stiamo lavorando a un pacchetto di incentivi che garantirà il mantenimento della coesione all'interno dell'Ue». Intervento apprezzato dal Mef. Ma le polemiche sono state feroci anche se pare che una telefonata tra Conte e von der Leyen abbia chiarito le posizioni tra i due: «Le parole della presidente della Commissione sono sbagliate e ci aspettiamo che tutti si rendano conto che l'Europa deve essere all'altezza di questa sfida», aveva dichiarato durante la conferenza stampa per annunciare i 4,3 miliardi di aiuti ai Comuni (più 400 milioni alla Protezione Civile) il ministro dell'Economia, Gualtieri, prendendo ufficialmente le distanze da Bruxelles cui era sembrato troppo «vicino». Conte, ha ribadito che «vogliamo che la risposta all'emergenza sia di tutta l'Europa: l'obiettivo è assicurare liquidità a imprese, famiglie, lavoratori e stiamo rivedendo le misure di protezione sociale».
La compresenza del premier e del titolare del Tesoro allo stesso tavolo è la plastica dimostrazione del tentativo di «commissariamento» di Via XX settembre da parte del premier dopo che è parso in qualche misura evidente che Gualtieri e parte del Pd avrebbero accettato un ricorso al fondo salva Stati (Mes) con «condizionalità», cioè con il pesante giogo imposto dalla Troika. Conte è forte dell'appoggio del Quirinale sulla battaglia da affrontare in sede comunitaria e lo stesso messaggio del presidente Mattarella non poteva non interpretarsi come una sconfessione della felpata diplomazia adottata da Gualtieri nei confronti di von der Leyen, Merkel e compagnia.
Questo schieramento di forze in campo ha messo non poco in imbarazzo il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che ieri si è riunito in videoconferenza con la propria delegazione di ministri e, al termine del vertice, ha espresso solidarietà proprio ai due esponenti più discussi: Gualtieri e il ministro delle Politiche Ue, Enzo Amendola. Ricompattare il fronte e garantire la tenuta dell'esecutivo è una priorità per il Nazareno.
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