L'euroscettico Jansa spaventa Bruxelles: "È un piccolo Orbán"

All'Europarlamento difende l'Est, ma è un sorvegliato speciale come il leader ungherese

L'euroscettico Jansa spaventa Bruxelles: "È un piccolo Orbán"

L'aria è tesa e tra i banchi della sinistra e dei liberali dell'Europarlamento regna il gelo. È difficile da digerire che la presidenza di turno dell'Ue spetti al governo della Slovenia con il suo premier Janez Jansa. D'altronde, il capo del governo di Lubiana è un nazionalista, è stato un ammiratore dell'ex presidente americano Donald Trump ed è anche amico del leader ungherese Viktor Orbán. Poco importa se il suo Partito Democratico faccia parte del Ppe, Jansa è un euroscettico che ha le idee chiare, dall'immigrazione al centralismo di Bruxelles.

La Slovenia dal primo luglio ha il compito di presiedere la Ue e ieri Jansa ha presentato ufficialmente il suo semestre, tra il consenso delle destre e le critiche della sinistra dell'Europarlamento in sessione plenaria. «Oggi l'Unione europea è considerevolmente diversa rispetto a quella nella quale siamo entrati», ha esordito il premier sloveno.

Jansa è ben consapevole di suscitare ostilità in una parte degli eurodeputati e diffidenza nella stessa Commissione europea, ma è apparso deciso ad andare avanti per la sua strada. «Ci sono divergenze chiare e obiettive tra Est e Ovest nella Ue ha spiegato - Quando è nata l'idea di un'Unione europea pacifica e unita, la metà dell'attuale Ue era ancora dietro la Cortina di ferro. Nella nostra metà dell'Europa questa grande idea è stata accessibile per noi solo dopo il 1990, dopo la caduta del muro di Berlino e il crollo dei regimi socialisti sovietici e jugoslavo, per questo ci sono delle divergenze». Un messaggio chiaro a chi non ha vissuto per decenni sotto una dittatura e un invito ad accettare le differenze culturali e identitarie dei Paesi dell'Est che sono diventati indipendenti dopo la caduta del Muro. «Noi sloveni ci siamo associati all'Ue per abbracciare uno spirito di unione e non di divisione, e ci rammarichiamo che le divisioni si siano approfondite negli anni - ha ribadito Jansa -. Talvolta non sono state rispettate le differenze e il rispetto per differenze culturali non sempre è stato in grado di portare a un consenso politico. Noi non vogliamo che ciò avvenga nell'Unione europea».

Sull'altro fronte non si fanno sconti. Ci sono già altri Paesi dell'Est europeo (come Ungheria e Polonia) nel mirino per la loro politica che, secondo Bruxelles, non sono in sintonia con il diritto Ue. Proprio ieri, sembra un messaggio ad hoc, la Commissione Ue ha bloccato il piano ungherese per avere accesso al Recovery Plan. Un pacchetto da 7,2 miliardi di euro che viene usato come deterrente contro Orbán, per spingerlo a cambiare quelle norme in contrasto con il diritto Ue (la legge che vieta ai minori l'accesso a informazioni su tematiche Lgbtiq). E la Slovenia potrebbe aggiungersi al gruppo dei vigilati speciali. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, lo ha sottolineato con un invito molto fermo: «Conto sul governo sloveno affinché si porti avanti il lavoro importante sullo stato di diritto, questi valori, come lo Stato di diritto sono importanti». Ma ci sono anche altri dossier aperti, come quello della nuova Procura europea. Jansa è stato pressato affinché nomini i procuratori sloveni, ma lui smorza subito la polemica affermando che ci penserà in autunno, facendo però notare che «Ungheria e Polonia non faranno parte dell'Eppo (European public prosecutor office) eppure gli vengono ancora erogati fondi Ue».

Molti gli interventi critici da parte di quegli europarlamentari che definiscono Jansa un «piccolo Orbán». D'altra parte, il tema dei diritti è la nuova linea rossa su cui si consuma la frattura tra Est e Ovest Europa. Anche il recente manifesto sui «Valori europei» della destra (firmato dai partiti sovranisti dell'Europarlamento, tra cui Lega e Fratelli d'Italia) è in contrapposizione con le cosiddette spinte di inclusione e integrazione tanto care alla sinistra e ai liberali.

Jansa ha detto di non averlo letto ma di conoscere chi lo ha firmato, ma ribadisce che per lui «tutti i gruppi parlamentari hanno pari legittimità, vi sono diverse opinioni rispetto al futuro dell'Unione europea, c'è spazio anche per la discordia, alla fine troveremo consenso».

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