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L'ex terrorista rosso a Salvini: "I proiettili? Meglio se portati di persona"

Dalle pallottole in busta chiusa ai messaggi espliciti. Galmozzi choc su Fb: "Una volta i proiettili li consegnavamo di persona"

L'ex terrorista rosso a Salvini: "I proiettili? Meglio se portati di persona"

Dalle pallottole in busta chiusa ai messaggi espliciti, firmati con nome e cognome da veterani del terrorismo rosso. Il ministro degli Interni Matteo Salvini, che ieri si era visto recapitare per posta un proiettile calibro 22, oggi viene preso di mira con un post carico di minaccia da un protagonista degli anni di piombo, Enrico Galmozzi. Al titolare del Viminale l'ex terrorista fa sapere "Giù la testa, coglione, non fare il cinema che ti va di culo. Una volta invece di spedirli li consegnavamo di persona".

Ed in effetti Galmozzi di proiettili ne ha "consegnati" personalmente più di uno. Era nel gruppo di fuoco di Prima Linea, l'organizzazione formata in larga parte da fuoriusciti da Lotta Continua che faceva da concorrenza alle Brigate Rosse e rendendosi responsabile di esecuzioni efferate: furono militanti di Prima Linea, tra l'altro, ad uccidere i magistrati milanesi Emilio Alessandrini e Guido Galli. "Chicco" Galmozzi fu il sicario che il 12 marzo 1977 a Torino uccise Giuseppe Ciotta, un padre di famiglia che come unica colpa aveva quella di sorvegliare il Politecnico del capoluogo piemontese.

Recentemente Galmozzi era tornato alla ribalta per il suo intervento in difesa di Cesare Battisti, il militante dei Proletari armati per il comunismo catturato in Sudamerica dopo una lunga latitanza e estradato in Italia. Galmozzi aveva criticato la "forsennata caccia a Cesare da parte di tutte le forze di polizia brasiliane. Chiunque in questo duello fra una imponente macchina da guerra e un uomo solo in fuga non parteggi per l’uomo in fuga è una merda". E aveva aggiunto: "Dal momento che nessuno di coloro che ne parlano lo hanno mai conosciuto personalmente (io stesso non lo vedo da 35 anni, non so come sia adesso ma ne conservo un ricordo fraterno) l’antipatia deriva dalle descrizioni delle sue frequentazioni vip e radical chic o dai suoi bagni alla spiaggia di Copacabana e via cazzeggiando. Ora -prosegue- a parte che un po’ di anni di galera (sette) in giro per il mondo se li è fatti, anche in prigioni nelle quali coloro che ne parlano non resisterebbero una settimana, detto che sempre meglio latitanti che in galera, vi assicuro che i suoi 35 anni di latitanza non sono stati tutti rose e fiori".

Ora il killer di Prima Linea torna a farsi vivo, ricordando che ai suoi tempi uno come Salvini sarebbe stato ammazzato senza troppi complimenti.

E non si preoccupa che qualcuno possa interpretare il ricordo come un suggerimento.

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