L'exit strategy di Conte: mollare i dem per Leu

L'ex premier potrebbe dar vita a una cosa nuova abbracciando Bersani e Bettini

L'exit strategy di Conte: mollare i dem per Leu

Giuseppe Conte prepara l'exit strategy dal campo largo lettiano in caso di flop alle comunali. Il capo politico dei Cinque stelle è finito in un vicolo cieco. Stretto tra il contenzioso legale in corso al Tribunale di Napoli, che blocca l'operatività, soprattutto sotto l'aspetto finanziario, del M5S, e l'alleanza politica con il Pd.

Il voto può essere l'occasione per smarcarsi e dare vita a un soggetto nuovo. Che poi resta l'opzione iniziale dell'avvocato di Volturara Appula. La convivenza con Grillo e Di Maio si fa sempre più difficile e tesa. Conte punta a una maggiore agibilità politica e finanziaria. E teme che, prima del voto per le Politiche (che ora potrebbe slittare addirittura a maggio 2023), Di Maio possa soffiargli la guida del Movimento. La rete del ministro si allunga da Roma a Torino. Passando da Virginia Raggi a Chiara Appendino. E dunque si ragiona sull'exit strategy. Si aspetta il voto di oggi. Ma si lavora già al dopo. La data da tenere d'occhio è il 14 giugno. All'indomani del voto saranno individuati gli emendamenti segnalati al Decreto Aiuti. Ne sono stati depositati circa 2mila. Il decreto va convertito in legge entro il 17 luglio. Tra gli emendamenti spicca quello del Movimento, a firma di Francesca Flati, che blocca la costruzione del termovalorizzatore a Roma. Documento condiviso anche da Leu. Il no al termovalorizzatore è ribadito al punto 1. Nel quale si dice che il commissario straordinario del governo, dunque Roberto Gualtieri, «predispone e adotta il piano di gestione dei rifiuti di Roma fermi restando i criteri e i fabbisogni previsti dal Piano regionale di gestione dei rifiuti della regione Lazio». Che non prevede questa tecnologia. Conte medita di consumare lo strappo dal Pd sull'ambiente. L'addio al campo largo o alla formula di alleanza Pd-Cinque stelle elaborata da Letta avverrebbe sul terreno scivoloso dell'ambientalismo duro e puro. Tema divisivo, che però fa parte del Dna grillino. Lo strappo darà vita alla fase due del piano: l'avvio di una costituente di sinistra pacifista e ambientalista. Conte vuole uscire dalla gabbia del simbolo del M5S. Già alle comunali il logo grillino è stato messo da parte. E poi c'è la spada di Damocle dei ricorsi che neutralizzano ogni azione. Soprattutto riguardo alla raccolta dei fondi per la campagna elettorale. Conte ha in mente una cosa nuova e rossa: una costituente (a fine settembre prima della Leopolda di Renzi) dove far confluire tutte le anime del pacifismo e dell'ambientalismo italiano. L'avvocato del popolo vorrebbe portare dentro Pier Luigi Bersani e Goffredo Bettini. Al momento si registra solo la disponibilità di Bersani. Più difficile, nonostante il feeling tra i due, convincere il Monaco a mollare il Pd. In ogni caso Conte ci proverà quest'estate. Sembra infatti segnato sull'agenda dell'ex premier un breve vacanza a Koh Samui, l'isola thailandese che ospita i ritiri di Goffredo Bettini.

Il leader grillino proverà a coinvolgere l'eminenza grigia del Pd «zingarettiano» e «veltroniano» nella sua costituente. Operazione non semplice. Perché l'altra opzione sul tavolo, suggerita da Bettini, è quella di consolidare la leadership nel Movimento e piegare il Pd lettiano a una svolta di sinistra pacifista.

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