La lezione di Gino Cecchettin

"Basta guerra, vado avanti". Il papà di Giulia: "Sterile combattere senza più motivo. La ricorderò facendo ogni giorno qualcosa di buono"

La lezione di Gino Cecchettin
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"Il dolore non si cancella, ma può diventare seme": è la riflessione di Gino Cecchettin, ora che è certo che non ci sarà un processo in Appello per l'omicidio premeditato di sua figlia Giulia. "Non esiste - scrive - una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate".

Il padre della ragazza uccisa dall'ex fidanzato interviene dopo aver saputo della rinuncia da parte della Procura di Venezia di impugnare la sentenza di primo grado che ha condannato all'ergastolo Filippo Turetta. "Verrebbe naturale pensare - continua Cecchettin - di continuare a pretendere giustizia, di cercare ulteriori riconoscimenti della crudeltà o dello stalking. Ma continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece, è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso".

Il papà di Giulia separa giustizia e dolore privato: "La giustizia ha il compito di accertare i fatti, non di placare il dolore. Quel compito spetta a noi: a chi resta, a chi decide di trasformare la sofferenza in consapevolezza e la memoria in responsabilità. Come padre, ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l'unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome", come con la Fondazione Giulia Cecchettin, presieduta appunto dal padre Gino. "Giulia merita di essere ricordata non solo per la tragedia che l'ha colpita, ma per ciò che ha rappresentato: la sua dolcezza, la sua intelligenza, la sua voglia di vivere e di amare in libertà. Il dolore non si cancella, ma può diventare seme. Mi auguro che tutti impariamo a riconoscere e a respingere ogni forma di violenza, e che la cultura del rispetto diventi un impegno condiviso, nella quotidianità e nelle istituzioni. Solo così il sacrificio di Giulia potrà generare un cambiamento reale, profondo, duraturo". L'amore per Giulia "continuerà ad accompagnarmi, come una guida silenziosa, ogni giorno della mia vita", conclude Cecchettin.

Si chiude così la vicenda giudiziaria del femminicidio della giovane studentessa, assassinata con 75 coltellate nel novembre del 2023, con Turetta che sconta il carcere a vita nel penitenziario veronese di Montorio. È stato lui per primo, con una lettera di alcune settimane fa, ad annunciare che rinunciava all'appello contro la condanna inflittagli dalla corte d'Assise di Venezia. "Mi pento ogni giorno sinceramente - scriveva il 24enne -. Accetto di scontare la mia pena". Il processo di secondo grado sarebbe dovuto cominciare il prossimo 14 novembre. Ma due giorni fa anche la Procura di Venezia ha annunciato di non volere portare avanti il ricorso.

Inizialmente il pm aveva deciso di procedere con l'appello per ottenere il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking, escluse dalla sentenza di primo grado. Ma ha cambiato idea. In questo modo la condanna all'ergastolo diventa definitiva: "La guerra è finita".

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