La lezione di Mattarella alle toghe: "Nessun potere è immune da vincoli"

Il capo dello Stato parla ai magistrati ordinari in tirocinio: "Dovete apparire ed essere imparziali"

La lezione di Mattarella alle toghe: "Nessun potere è immune da vincoli"
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Mentre si rialza la tensione tra governo e magistrati sul fronte giustizia, arriva il richiamo forte di Sergio Mattarella (foto). Il presidente della Repubblica, ieri parlando ai magistrati ordinari in tirocinio ha sottolineato l'importanza della terzietà delle toghe e dell'irreprensibilità dei comportamenti individuali: «I giudici hanno il dovere di apparire ed essere irreprensibili ed imparziali. Rigore morale e professionalità elevata sono la risposta più efficace ad attacchi strumentali». Il capo dello Stato ha ricordato che «la nostra Costituzione, lungimirante, persegue l'obiettivo di mantenere l'equilibrio tra i varo organi dallo stato: nessun potere è immune da vincoli e controlli». E che «esercizio rigoroso e senso di responsabilità sono un risvolto necessario». Il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli ha inviato i giovani magistrati a battersi «con postura ferma contro i provocatori processi paralleli fuori dalle aule dei tribunali». Ma lo scontro tra politica e la categoria si è riaperto. A innescare la miccia sono state le parole del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, riportate dalla Stampa: «Il magistrato che dovrebbe sentire pulsioni di giustizia dice che Meloni è pericolosa perché non ha inchieste: questo lo dicono i mafiosi, non i magistrati», ha detto riferendosi alla ormai nota mail del magistrato Paternello. Dichiarazioni che l'Anm, con il presidente Cesare Parodi definisce come «gravi» e «pesanti», mentre l'opposizione, con il Pd, attacca l'esponente di Fdi: «Confonde il ruolo istituzionale con quello politico». Poi ci sono le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che al Corriere ha ricordato come la riforma del sistema delle impugnazioni delle sentenze di assoluzione da parte dei pm sarà la prossima battaglia, dopo quella della separazione delle carriere. A proposito del caso Garlasco, Nordio ha definito la condanna di Alberto Stasi, arrivata in terzo grado, «irragionevole»: «Dopo un proscioglimento è irragionevole una condanna. Soprattutto se le assoluzioni sono due. Come puoi condannare al di là di ogni ragionevole dubbio, se due giudici hanno già dubitato?», si chiede il Guardasigilli. «Con il sistema attuale sottrai all'imputato il diritto a un doppio giudizio di merito. Se il tribunale assolve e la corte condanna, puoi solo ricorrere per Cassazione per motivi di legittimità. E il secondo giudizio di merito va a farsi benedire». Ma prima di altre riforme, va portata a casa la separazione delle carriere tra giudici e pm: «È prodromica a un codice di procedura penale dove sarà rivisto anche il sistema delle impugnazioni. Stiamo già studiando ma naturalmente aspettiamo l'esito del referendum». Proprio sulla madre di tutte le riforme il governo accelera. Tanto che scoppia la polemica per il ricorso in commissione a Palazzo Madama, alla procedura del «canguro» per superare gli oltre 1.300 emendamenti presentati dall'opposizione. Accusata dalla maggioranza di fare ostruzionismo.

Il Pd promette battaglia fino a un eventuale referendum confermativo, necessario se la legge non venisse approvata in seconda lettura con la maggioranza dei due terzi. E Parodi ha promesso «una proficua collaborazione con i partiti di opposizione».

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