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Una lezione di solidarietà femminile

Una esordisce con "scansati", l'altra accoglie con "accomodati", una ringhia "addio", l'altra sorride "benvenuta"

Una lezione di solidarietà femminile

Una esordisce con «scansati», l'altra accoglie con «accomodati», una ringhia «addio», l'altra sorride «benvenuta». Una la scimmiotta, l'altra la cita. Ieri, alla vigilia dell'8 marzo, nella sala delle Donne della Camera, Giorgia «la maschia», Meloni «il» presidente del Consiglio, ha dato lezioni di solidarietà femminile (se osassimo dire «di femminismo» non ce lo perdonerebbe mai). Nella giornata in cui aggiungevano la sua foto ai ritratti delle grandi signore della politica italiana, «il» premier si è rivolta alle donne e ha citato la sua rivale che a sua volta, in occasione dell'elezione, aveva usato le parole di Lisa Levenstein: «Il fatto di essere sottovalutate è un grande vantaggio, perché spesso non ti vedono arrivare». Uno standing ben diverso da quello di Elly Schlein che, quando ancora non sapeva che sarebbe «arrivata», aveva preso lo slogan della leader di FdI «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana» e glielo aveva sfregiato contro «Sono una donna, amo un'altra donna, non sono una madre, ma non per questo sono meno donna». Come se la Meloni, il giorno in cui ha pronunciato quelle parole, si stesse davvero preoccupando del fatto che la segretaria del Pd mangiasse da entrambi i lati del buffet. La vittoria della Meloni ha dato fastidio da subito a quella sinistra esigente e schizzinosa, perennemente convinta di essere l'unica categoria umana a meritarsi lo stadio del sé sulla piramide di Maslow. Quella sinistra che considera la politica roba sua e la lotta di genere qualcosa di ancora più suo. E invece, il popolo italiano ha messo una scheda in un'urna e ne è uscita Giorgia Meloni. Di destra, romana, dalle richieste brusche. Che non ha mai fatto una questione di genere, non si è mai attaccata ai fiocchi rosa, alle quote, alle discriminazioni. Pur confessando, «Ricordo gli sguardi quasi divertiti di molti colleghi la prima volta in cui sedetti sullo scranno più alto della Camera, quell'aria che dice adesso ci divertiamo». Ecco. Malgrado la fatica di aprire la strada e quindi di dare strada, Giorgia ha dato prova dell'inclusività più difficile e meno praticata: quella tra donna e donna. Elly, invece, anziché godersela, non fa altro che mettere Giorgia nel mirino: «Saremo un problema per il suo governo». Temiamo che saranno un problema e basta.

Ma ciò che potrebbe almeno iniziare a dimostrare la Schlein è di meritarsi un'avversaria come la Meloni.

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