Un mezzo via libera che dà un po' di respiro al governo, ma non chiude la partita con Bruxelles. E, soprattutto, non fa pensare a una strategia europea all'emergenza coronavirus.
La risposta della Commissione europea alla missiva del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri è arrivata ieri, a poche ore dal consiglio dei ministri, che ha modificato i saldi di bilancio del 2020 per finanziare il decreto per l'emergenza coronavirus. «Le spese una tantum» per fare fronte all'epidemia «sono escluse per definizione dal calcolo del bilancio strutturale e non vengono prese in considerazione», si legge nel documento firmato dal vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis e dal Commissario all'Economia Paolo Gentiloni.
I due esponenti dell'esecutivo europeo ringraziano l'Italia per gli sforzi compiuti nel contenere il contagio, esprimono le loro condoglianze per le vittime italiane. Assicurano che la Commissione «sta lavorando su tutti i fronti per sostenere gli sforzi per contenere l'epidemia» (che non suona benissimo il giorno dopo il silenzio degli Stati Ue alla richiesta italiana di mascherine).
Sui conti «prendono atto» dell'intenzione italiana di rivisitare gli obiettivi di bilancio del 2020 per finanziare il pacchetto di misure «che vale 6,3 miliardi», portando il deficit italiano dal 2,2% del Pil al 2,5%. Poi, di nuovo, «prendono atto» del fatto che il governo italiano prevede che il deficit possa ancora cambiare prima della presentazione del Def, a causa del Covid-19.
Giudizio sospeso, accompagnato dall'assicurazione che le misure una tantum sono escluse «per definizione» dalle misure rilevanti per il fatto.
Nella lettera all'Italia, vicepresidente e commissario ricordano inoltre che le regole europee «prevedono flessibilità per affrontare eventi inaspettati che non dipendono dal governo», sempre preservando la sostenibilità del bilancio. Il giudizio definitivo di questo ultimo aspetto arriverà con il programma di Stabilità e quindi con il Def.
Fino ad allora la partita rimane aperta. Le misure che il governo intende mettere in campo non sono tutte una tantum. Le spese più consistenti, come quelle per rafforzare le fila di medici e infermieri, sono spesa pubblica che si riproporrà anche negli anni successivi.
La risposta non appare sufficiente, anche perché sull'altro piatto della bilancia c'è la riforma della governance europea, che comprende un nuovo Meccanismo europeo di stabilità che va contro gli interessi italiani. Su questo l'Ue ha deciso di accelerare, con un tempismo sospetto.
Il 16 marzo si terrà un eurogruppo e in programma c'è l'approvazione del nuovo Mes, nel testo che comprende anche le clausole di azione collettiva. Una via semplificata alla ristrutturazione del debito italiano per iniziativa di chi detiene i bond. Cambiamenti che espongono i titoli di Stato italiani agli umori dei mercati.
Il governo ha respinto il progetto, sostenendo che questo punto andrà discusso insieme ad altri capisaldi della riforma della governance in una logica «di pacchetto». Ma l'Europa sta andando avanti con il solo Mes.
«Il coronavirus è un problema europeo e va affrontato con una strategia Ue ben coordinata. In questo quadro è sbagliato accelerare i tempi di approvazione del Mes», ha protestato Antonio Tajani vicepresidente del Ppe e di Forza Italia. Risposte europee «inadeguate», secondo Renato Brunetta.
La risposta secondo la
leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni è «lo stop alla sottoscrizione del trattato folle». Ai tavoli di Bruxelles, con 6,3 miliardi di deficit aggiuntivi per l'emergenza virus, l'Italia sarà più debole anche su questo fronte.
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