Un lungo « Uuuummmuuh ...». È quello che ha risposto la ministra della Cultura francese, Fleur Pellerin, quando, ospite in una trasmissione di Canal+, le hanno chiesto quale fosse il suo libro preferito di Patrick Modiano, fresco Nobel per la Letteratura. Scena muta. Non conosceva nemmeno il titolo dell'ultimo romanzo dello scrittore (che ha recentemente incontrato a pranzo e che ha trovato «meraviglioso»). E adesso? Qualcuno chiederà le dimissioni?
È vero. Come ha subito minimizzato Bernard Pivot, presidente dell'Acadèmie Goncourt, «Non serve leggere Modiano per dirigere il ministero della Cultura». Però aiuta. Più realistico lo scrittore Tahar Ben Jelloun: «È triste, mi fa pena. Un ministro della Cultura deve conoscere la letteratura, foss'anche solo per dovere politico».
Nata a Seul con il nome di Kim Jong-suk, adottata da una famiglia francese quando aveva sei mesi, 41 anni e due gambe bellissime che hanno incantato i media internazionali, la ministra Pellerin ha giustificato il tutto con una confessione choc: «Non leggo libri da due anni». Sommersa da dossier, note di lavoro, lanci d'agenzia e testi di legge, ha ammesso candidamente di non avere tempo.
Ora. Più della metà degli italiani, e i francesi possono contare su una percentuale solo di poco a loro favore, non leggono nemmeno un libro all'anno. E quando lo leggono spesso è l'autobiografia di un calciatore, o un ricettario firmato da uno chef. E i «lettori forti», coloro che leggono almeno un libro al mese, si aggirano attorno al 10%. C'è da dire che in passato, anche noi, da questa parte delle Alpi, abbiamo avuto i nostri politici che hanno confessato di non leggere libri «da anni». Ma, senza che ciò giustifichi alcuno, per tutti gli altri leggere può essere una necessità professionale, un'esigenza dello spirito, una passione, un hobby, un piacere impagabile... Ma per il ministro della Cultura - oltre tutto questo - dovrebbe essere anche un lavoro. Anzi: il lavoro. Il nostro, di ministro della Cultura - per fare un esempio -, oltre che leggere, scrive persino. Del resto, se non ci stupiamo di ministri dell'Istruzione che copiano la tesi di laurea (in Germania) e ministri dell'Economia (un po' dappertutto) incapaci di rilanciare l'economia, perché sorprendersi se un ministro della Cultura, che dovrebbe tutelare quella di tutti, non coltiva la propria?
Diplomata nel 1997 all'École nationale d'administration, la scuola delle élite che forma gran parte della classe politica, entrata nel governo prima come responsabile dell'Economia digitale, poi come sottosegretario al Commercio estero, e infine, durante l'ultimo rimpasto, passata alla Cultura, Fleur Pellerin, socialista, ha stupito
gli spettatori e divertito il web con la sua dichiarazione, neppure troppo imbarazzata. Facendo sentire meno in colpa noi, perché leggiamo poco. Ma dimostrando che la persona meno adeguata alla carica che riveste, è lei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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