Coronavirus

Le bare scortate alla cremazione. Ma c'è chi fa pagare troppo

L'impegno dei carabinieri: dal Friuli alla Toscana, trasportate fino a oggi 820 salme. Ma per cremare i morti per il coronavirus le tariffe restano alte e gravano sulle famiglie già in crisi

Le bare scortate alla cremazione. Ma c'è chi fa pagare troppo

«È un'immane tragedia, ma noi carabinieri dobbiamo fare tutto il possibile per alleviare il dramma. Anche organizzare la cremazione dei feretri, perché Bergamo non ce la fa e bisogna trasportare le salme con i camion dell'esercito nei forni crematori nel Nord Italia o fino in Toscana» racconta il maggiore Giuseppe Messina al Giornale. La provincia di Bergamo conta 2.480 vittime «ufficiali» della pandemia, ma quelle reali sono molte di più. A tanti non viene fatto il tampone. Cimiteri e forno crematorio scoppiano e nella notte fra il 17 e 18 marzo è iniziato il triste pellegrinaggio dei camion mimetici dell'esercito con 6-7 bare ciascuno. Fino a oggi sono stati cremati 820 feretri in Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana. Il vero deus ex machina di questa missione, dura, ma necessaria è il comandate provinciale dell'Arma a Bergamo, il colonnello Paolo Storoni. «Ci sono bergamaschi che hanno perso entrambi i genitori o famiglie falcidiate dal virus con tre vittime - spiega il maggiore Messina, capo ufficio comando - I mezzi dell'esercito permettono un abbattimento importante dei costi di trasporto sull'onere della cremazione». E non solo: «C'è qualche Regione attenta alla sofferenza della popolazione di Bergamo - spiega l'ufficiale - che applica la tariffa più bassa, quella per i residenti locali. Un gesto di pietas». Non tutti i forni crematori, però, dimostrano uguale solidarietà, come ha scoperto il Giornale. In diversi casi vengono applicati prezzi di mercato più alti per i feretri che vengono da fuori. La forbice dei forni crematori è molto ampia: si va da un minimo di 240 euro a feretro a Padova ai ben 625 in provincia di Venezia. Non tutti sono caritatevoli e anche in Friuli-Venezia Giulia si paga sui 500 euro a bara. Il colonnello Storoni media con i sindaci e cerca di spuntare le tariffe più basse per aiutare le famiglie bergamasche già provate dalla perdita dei loro cari.

«La città più a Sud, per ora, è Firenze dove oggi (ieri per chi legge, nda) abbiamo mandato 80 bare» spiega il maggiore dell'Arma. Le colonne del comando delle truppe alpine di Bolzano scortate dai carabinieri hanno raggiunto nel loro mesto pellegrinaggio di manzoniana memoria Bologna, Ferrara, Cinisello Balsamo, Novara, Vicenza e anche Cervignano e Gemona in Friuli-Venezia Giulia. Spesso i sindaci attendono le bare con la fascia tricolore, un prete le benedice, i militari scattano sull'attenti e viene suonato il silenzio. A Biella il colonnello Storoni e il primo cittadino stanno cercando di far ripartire il forno.

«Non è un compito facile per il coinvolgimento emotivo. Ti capita di accompagnare nell'ultimo viaggio persone che conoscevi da tempo - racconta Regina - Come Cesare, un carabiniere in congedo stroncato dal virus, che aveva prestato servizio a Bergamo». E una volta che i resti terreni vengono cremati i carabinieri vanno a riprendere le urne per riportarle a casa. «Il vescovo le benedice e poi vengono consegnate ai familiari» racconta il maggiore dell'Arma. Le cerimonie funebri sono proibite, ma oggi il prelato, Francesco Becchi, spargerà l'acqua santa su 250 urne cinerarie. Un'impresa funebre di Novara le ha donate alle vittime bergamasche vittime del virus cremate in città.

Non sono mancati i furbetti che proponevano camion frigorifero per alimentari come mezzo di trasporto delle bare.

Oppure onoranze funebri che raddoppiavano le tariffe o facevano pagare il prezzo pieno come trasporto unico, ma caricavano più bare alla volta.

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