L'impero della tecnologia partito da spaghetti e pesce

Oggi vale il 17% del Pil di Seul, fa 23 miliardi di utili

Samsung, primo produttore mondiale di telefoni cellulari, quando nasce a metà degli anni '30 del secolo scorso è ben lontana dalle vette tecnologiche odierne. Il suo business è concentrato nella vendita di spaghetti cinesi e pesce essiccato in Manciuria e Pechino. Ma quando il fondatore Lee Byoung-chull muore nel 1987 la società è già un super colosso, cresciuto anche grazie all'appoggio dello Stato, che negli anni ha comunque guidato lo sviluppo tecnologico e industriale della Corea. Troppo grande per sopravvivere deve scorporare le sue molte attività in quattro aziende indipendenti.

Nel portafoglio di Samsung restano l'elettronica, l'ingegneria e l'alta tecnologia. E qui cominciano i primati in diversi settori. Tra il 1992 e il 1993 diventa il primo produttore mondiale di chip di memoria e secondo produttore di microchip (dopo Intel) mentre nel 1995 creò il primo display a cristalli liquidi (Lcd). Il risultato fu quello di divenire, nel 2005, il primo produttore mondiale di televisori, primato che continua a detenere anche oggi. Nel 2012, con il sorpasso di Nokia, diventò il primo venditore mondiale di telefonia mobile. Il primato resiste tutt'ora sul fronte dei cellulari, nonostante la concorrenza cinese, mentre per gli smartphone il podio è diviso con Apple. Certo è che tra chip, tv, smartphone, frigoriferi, lavatrici e schermi Lcd il fatturato di Samsung è imponente: circa 300 miliardi di dollari. I dipendenti poi sono un piccolo esercito, oltre 400 mila.

E anche l'ultimo trimestre fiscale, nonostante i guai del Galaxy Note 7, è andato tutt'altro che male con utili oltre le attese.

La crescita è dovuta dall'ottima performance del settore semiconduttori e dei display. Samsung ha così chiuso il 2016 con un profitto di circa 23 miliardi di euro, il 10,7% in più rispetto al 2015. Da sola vale il 17% del Pil sudcoreano.

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