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L'insulto al ricordo delle foibe: venticinque sfregi ai martiri

Lapidi fatte a pezzi, bandiere con la stella rossa di Tito e convegni negazionisti nel giorno della rievocazione

L'insulto al ricordo delle foibe: venticinque sfregi ai martiri

Lapidi in memoria degli infoibati fatte a pezzi, bandiere con la stella rossa di Tito, boia degli italiani, sventolate il giorno del Ricordo, convegni negazionisti e politici oppure amministrazioni locali che si rifiutano di commemorare la tragedia delle foibe. Ben 25 episodi di vandalismo, oltraggi e provocazioni hanno funestato il 10 febbraio, giornata che commemora le vittime italiane dei partigiani titini e l’esodo di almeno 250mila connazionali dall’Istria, Fiume e Dalmazia a guerra finita. Episodi passati in gran parte passati sotto silenzio, in particolare sui grandi media.

Il dossier è stato raccolto dal vicepresidente del Comitato 10 febbraio, Emanuele Merlino, su richiesta della deputata di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, che vuole presentare un’interrogazione in Parlamento. Veri e propri sfregi alla memoria degli infoibati, che sembrano morti di serie B rispetto all’ampio eco delle giuste reazioni nei confronti delle deprecabili offese alle vittime dell’ Olocausto.

Il 9 febbraio a Sassari è stata vandalizzata la targa ai martiri delle foibe. Il giorno prima in Piemonte, a Casale Monferrato, una targa simile è stata deturpata con scritte antifasciste. Anche a Marina di Carrara, dentro l’ex campo profughi degli esuli fuggiti davanti alle violenze titine, è finita nel mirino la lapide per gli infoibati.

A Trento l’amministrazione comunale ha preso una decisione paradossale togliendo fino al 10 febbraio la targa in ricordo delle vittime di Tito per “proteggerla dai vandali”.

A Lecco, il 7 febbraio, gli anarchici hanno affisso sui muri della città centinaia di volantini oltraggiosi fin dal titolo: “10/2 giorno del falso, non del ricordo”.

Pure a Pomezia è stata vandalizzata la lapide per il dramma degli esuli, ma il Tg3 nazionale ha aperto l’edizione di ieri alle 14 con la notizia delle orribili scritte anti semite nella stessa città. Giusto, ma non è stato concesso lo stesso risalto agli sfregi al 10 febbraio. Non solo: furbescamente nel servizio video sulle provocazioni anti ebraiche è stata montata una scritta che onora le vittime delle foibe con una croce celtica. Il messaggio subliminale era chiaro. D’altro canto la Rai, secondo i dati rivelati dal deputato di Forza Italia, Roberto Novelli, su 4320 minuti di programmazione a disposizione nelle reti generaliste ha dedicato al giorno del Ricordo appena 314 minuti e nemmeno uno in prima serata. Rai movie per compensare la messa in onda di Red land sulle foibe, il 9 febbraio, ha pensato subito a un bilanciamento. Il giorno del Ricordo ha trasmesso “La battaglia di Neretva”, film di 50 anni fa finanziato dalla Jugoslavia e dai contenuti elogiativi nei confronti di Tito.

Il 10 febbraio forse peggio degli atti vandalici è stata l’offensiva ostentazione di simboli e bandiere dei carnefici degli italiani. A Trieste, nel centro città, un presidio antifascista inneggiava alla resistenza negazionista sventolando la bandiera jugoslava con la stella rossa di Tito e quella italiana con lo stesso simbolo comunista dei partigiani che si sono battuti al fianco del maresciallo. A Terni, alla commemorazione ufficiale del 10 febbraio, accanto ai vigili urbani c’era il tricolore con la stella rossa della brigata partigiana Garibaldi, che nella Venezia Giulia era filo titina. A Firenze, al Polo universitario di Novoli, è apparso uno striscione con falce e martello provocatorio nei confronti della giornata del Ricordo.

L’11 febbraio l’edizione della Repubblica di Torino è riuscita a bollare come “fascista" in un titolo Norma Cossetto, martire delle foibe e medaglia d'oro al valor civile alla memoria voluta dal presidente Ciampi. Vauro Senesi si è distinto sia a parole che con una vignetta del seguente tenore: “Foibe troppi anni di silenzio”, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri con un trombone e Matteo Salvini armato di tamburo, che dice “E ora vai con la caciara”. Figuriamoci se tutte queste provocazioni fossero state fatte in occasione della giornata della Memoria nei confronti delle vittime di serie A dell’Olocausto.

Per le foibe, al contrario, si possono tenere convegni giustificazionisti dell’Associazione nazionale partigiani nella Biblioteca del Senato. E diversi eventi negazionisti sparsi per l’Italia come quello di Solarolo con il patrocinio dell’Anpi o di Ravenna con l’appoggio del Comune. A Parma, il 10 febbraio, si è tenuta una conferenza su “Foibe e fascismo”. Il titolo della relazione di Sandi Volk era “Basovizza un falso storico”, anche se la foiba sul Carso triestino è monumento nazionale. Proteste o volantini giustificazionisti hanno accolto diverse commemorazioni del 10 febbraio a Biella, Pavia e Coreggio in provincia di Reggio Emilia.

Per non parlare delle sceneggiate di amministrazioni locali o dei politici. Stefano Marengo, segretario di un circolo del Pd torinese, ha festeggiato il 10 febbraio postando su Facebook il maresciallo Tito, boia degli italianai, con un cuoricino. Pure il Partito democratico locale ha preso le distanze.

A Villafrati, in provincia di Palermo, il presidente del Consiglio comunale, Filippo Giannobile ed il sindaco, Francesco Agnello hanno impedito di discutere la mozione per onorare le vittime delle foibe nel giorno del Ricordo. A Roma, l’esponente grillina, Gemma Guerrini, è stata l’unica che non ha votato a favore della cittadinanza onoraria alla memoria a Norma Cossetto.

Il consigliere comunale Lanfranco Lancione, ha abbandonato l’aula a Teramo nel momento del ricordo dei martiri delle foibe lanciando il badge di presenza in segno di protesta.

A Chieri, in provincia di Torino, i consiglieri di centro destra all’opposizione avevano chiesto una targa per Norma Cossetto. La risposta del sindaco, Alessandro Sicchiero, è stata esemplare: “Il Consiglio comunale ha respinto la proposta (…) perchè da parte della destra più retriva si è utilizzato spesso la tragedia delle foibe in modo strumentale, per screditare la lotta partigiana ed antifascista”.

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