L'inverno di Zelensky sarà un inferno

L'inverno di Zelensky sarà un inferno

di Roberto Fabbri

D ire che Volodymyr Zelensky è in difficoltà potrebbe far sorridere se non fosse tragico. Stiamo parlando del presidente di un Paese oggetto da nove mesi di un'aggressione il cui livello di brutalità è pari, nell'Europa moderna, solo alle guerre genocidarie di Adolf Hitler e a quelle nella ex Jugoslavia degli anni Novanta. Altro che difficoltà: Zelensky deve gestire l'inferno, e siccome le forze del suo coraggioso Paese sono troppo inferiori a quelle dell'aggressore russo, dipende da decisivi sostegni esterni. Quando questi funzionano, la battaglia pare vincibile, quando subentrano fattori complicanti ecco che si parla di difficoltà.

In questi giorni, tali difficoltà si sono cumulate. A partire dal dramma del missile caduto in territorio polacco, che per qualche ora ha fatto temere ricadute pericolose addirittura per la pace mondiale. Zelensky prima ha accusato direttamente la Russia, poi, quando gli Stati Uniti hanno chiaramente scelto una comunicazione conciliante con Mosca per raffreddare le acque, si è trovato costretto a una mezza marcia indietro. Non so cosa sia davvero successo con quel missile, ha detto, indagheremo con gli alleati.

Qualsiasi cosa ciò significhi, l'episodio polacco crea all'Ucraina un problema di altra natura: fa passare in secondo piano la vera svolta di questi giorni, ovvero la feroce campagna di bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche che mira a far passare agli ucraini un inverno al gelo. Putin, incapace di vincere la guerra sul terreno, conta così di spezzare il morale di un popolo che ancora oggi per tre quarti (ultimi sondaggi) vuol continuare la lotta fino alla cacciata completa dell'invasore; ma spera anche di convincere gli americani ad «ammorbidire» Zelensky. Disperatamente bisognoso di una tregua, specula sulle difficoltà interne di Joe Biden, che non controlla più la Camera e dovrà contrattare coi repubblicani ogni futuro invio di armi a Kiev. E in effetti i toni della Casa Bianca sono già cambiati, l'insistenza di Zelensky per una copertura aerea viene respinta quasi con fastidio e si nota un tentativo di spingerlo a un negoziato, anche perché fonti militari Usa dubitano di una vittoria finale ucraina.

Ma la mossa più subdola di Putin consiste nel dipingere Zelensky come

il pericoloso estremista che si opporrebbe a una pace a portata di mano. Falsissimo, ma anche in Italia purtroppo c'è chi è disposto a credere a simili balle e al piagnisteo ipocrita del Cremlino sull'«isteria antirussa».

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