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L'ipocrisia che circonda Renzi

Richetti, Delrio e la Boschi. Da fedelissimi renziani a ripudiati, ma uniti in nome del sì del referendum. Attorno a Renzi si insinua sempre un alone di ipocrisia che rischia di ritorcersi contro di lui

L'ipocrisia che circonda Renzi

“Richetti è ingrassato”, ha ironizzato il Matteo premier sul palco della Leopolda. “Ma cercate di capirlo. Ieri a Padova diceva: no, non sono grasso. Votate sì o no se sono grasso e adesso si scarica su di me, va benissimo”, ha risposto il Matteo deputato, ben felice di essere rientrato nelle grazie del premier.

Renzi e Richetti, infatti, per anni sono sembrati due amici inseparabili eppure fino a qualche mese fa c’è stato il gelo più totale tra i due. "È stata un'amicizia intensa ma non incontro Matteo Renzi in privato da un anno e mezzo, e va bene cosi. Quando ci incrociamo in Parlamento o agli appuntamenti del Pd, è sempre affettuoso ma la relazione privata con lui non esiste più, e se per caso mi arriva qualche emissario, neppure lo ascolto”, diceva sconsolato il 17 maggio 2016 al quotidiano Libero. Una rottura che il deputato emiliano aveva già messo in luce nel novembre 2015, quando, con un’intervista su La Stampa, attaccava la gestione del partito: "Il Pd non è più di nessuno: non di chi ha sostenuto Renzi, che vede candidati e dirigenti in totale continuità col passato, con la "ditta" tanto criticata, e non di chi ha contrastato Renzi e ritiene che la sua gestione del partito non abbia niente a che fare con la sinistra. L'identità del Pd è fortemente minata".

I dissidi tra Renzi e i fedelissimi Boschi e Delrio

Ora i due, invece, vanno di nuovo a braccetto perché il premier, essendo in difficoltà col referendum, si affida di nuovo agli amici di vecchia data. Una vera e propria fiera dell’ipocrisia. Ipocrisia che ha caratterizzato la carriera politica di Renzi già dagli albori, già da quel #Enricostaisereno, pronunciato nel 2014, un paio di mesi prima della defenestrazione di Letta da Palazzo Chigi. Ma non c’è solo Richetti. Anche con Maria Elena Boschi ultimamente mantiene buoni rapporti solo nelle occasioni pubbliche, proprio perché c’è quel referendum su cui il premier si è giocato tutta la sua carriera politica. Dissidi, incomprensioni e screzi che durano da ormai circa un anno, ossia da quando è scoppiato il caso Banca Etruria e il premier lasciò Maria Elena da sola sul palco della Leopolda. Lei lo accusò di non averla difesa abbastanza, mentre ora il motivo del litigio pare essere stato il fatto che sia stato svelato il bluff del tour in Sudamerica, un viaggio fatto per fare propaganda per il sì. “Non so più come fare”, avrebbe detto il premier ai suoi.

Con Graziano Delrio, invece, il rapporto si era deteriorato già da prima e lo dimostra il fatto che nel marzo 2015 il premier, approfittando delle dimissioni di Maurizio Lupi, sposta l’allora ‘fedelissimo’ da Palazzo Chigi al ministero delle Infrastrutture. In ottobre, quando si mormora di un ingresso in maggioranza di Denis Verdini, Delrio spiega che va concordato con la coalizione e precisa: “Io sono nato con l’Ulivo e sono cresciuto con il sogno del Pd e come semplice militante miro che si rafforzi quel progetto e non lo vedo in crisi”. Eppure, oggi, non c’è una sbavatura pubblica nelle dichiarazioni di entrambi, sebbene sia palese che Renzi abbia escluso Delrio dal suo “giglio magico”.

L'ipocrisia di Orfini e D'Alema

Ma la fiera dell’ipocrisia non riguarda solo il premier, ma anche coloro che fino a 3 anni fa dicevano peste e corna su di lui. Primo fra tutti Matteo Orfini che nel 2013, quando era ancora un fedele dalemiano, a Repubblica diceva: “Francamente non capisco cosa stia facendo Renzi. Mi sembra cambi posizione piuttosto spesso. È più interessato a come queste vicende possano influenzare la sua candidatura che al merito delle questioni e dei reali interessi del paese".

Solo un anno dopo, invece, viene eletto presidente del partito proprio con i voti dei renziani e nel giugno del 2015 si fa fotografare mentre gioca con lui alla playstation in attesa dei risultati elettorali delle Regionali. E che dire di Massimo D’Alema che, al contrario del suo ex delfino, prima, nel marzo 2014, coccola il premier invitandolo alla presentazione del suo libro ‘Non solo euro’ e gli regala persino la maglia di Totti, e ora guida lo schieramento del No al referendum? Vien da chiedersi: chi di ipocrisia ferisce, di ipocrisia perisce? Lo sapremo solo il 5 dicembre…

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