Non se ne può più del silenzio elettorale. Sbraitano sguaiatamente per tre mesi di campagna elettorale e poi pensano che cambi qualcosa con 48 ore di bocche cucite. Ogni tornata elettorale - quindi ogni quattro o cinque mesi, visto che in Italia si vota in continuazione per poi avere governi eletti da nessuno - puntuale come una cartella di Equitalia arriva la polemica sul silenzio elettorale. «Salvini ha parlato, la sua Bestia non si ferma mai», hanno tuonato ieri gli esponenti del Pd contro il leader leghista. Che in effetti ha parlato, anzi, per la precisione, ha cinguettato le solite cose: grazie amici dell'Emilia Romagna e della Calabria, basta sbarchi, serve più sicurezza nelle città e poi ovviamente gli immancabili bacioni e abbraccioni per tutti. Stesso canovaccio anche sui suoi profili Facebook e Instagram. Il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi salta sulla sedia col ditino alzato e rincara la dose: «Gravissima violazione del silenzio elettorale da parte di Salvini: in queste ore tweet e post a ripetizione di propaganda su voto Emilia Romagna e Calabria. Ex ministro dell'Interno che non rispetta leggi è doppiamente grave. Ennesimo tentativo di falsare competizione, dopo abusi Rai». Come se i cittadini fossero tutti imbecilli e un tweet che ripete per l'ennesima volta le stesse cose, potesse cambiare l'esito di una lunga e intensissima campagna elettorale.
Ma le accuse rimbalzano da una parte all'altra e anche lo staff della Lega accusa i democratici di aver interrotto la pausa propagandistica. «Poiché Bonaccini del Pd, contravvenendo alle norme elettorali, non ha disattivato le inserzioni a pagamento alla mezzanotte di ieri, abbiamo deciso di procedere alla riattivazione delle nostre, in attesa di chiarimenti», ha fatto sapere il Carroccio con una nota ufficiale pubblicata su Facebook. Tiriamo alcune conclusioni 1) l'unico evidente risultato del silenzio elettorale è che ha scatenato un rumorosissismo casino tra i due schieramenti; 2) il silenzio elettorale nel 2020 non ha più alcuna utilità. Deve essere abolito. Poteva avere senso, forse, quando le campagne elettorali erano monopolizzate dalle tribune politiche in televisione e dalle interviste sui quotidiani.
Ma nell'era della disintermediazione, di Facebook, di Instagram, di Trump che cinguetta 132 volte in un giorno, come possiamo pensare di tappare la bocca ai politici? Non importa chi abbia rotto per primo questo benedetto silenzio - se abbia iniziato la Lega e il Pd - chiunque sia stato ha fatto bene.Ormai basta un qualunque profilo sociale, e financo un citofono, per comunicare con il resto del mondo. Sarebbe il caso di rompere il muro dell'ipocrisia e silenziare il silenzio.
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