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Esplode la guerra 5s: la "vendetta" di Conte

Il leader in pectore del Movimento è deluso per le defezioni alla Camera sulla giustizia: 16 assenti, due contrari e un astenuto. In arrivo altre espulsioni?

Esplode la guerra 5s: la "vendetta" di Conte

Doveva filare tutto liscio come l'olio, ma i facili entusiasmi sono stati subito interrotti per fare i conti con la fragilità e le difficoltà che continuano a dilaniare il Movimento 5 Stelle. E dunque non è bastata la figura di Giuseppe Conte per ricompattare un gruppo sfaldato, che ancora una volta ha dato dimostrazione della propria eterogeneità. La conferma è arrivata ieri alla Camera, in occasione del voto finale per la riforma del processo penale: tra le fila grilline si sono registrati 16 assenze, due voti contrari e un astenuto. Eppure l'ex premier aveva garantito assoluta compattezza da parte dgli esponenti pentastellati. Così non è stato: gli animi ribelli non sono stati domati.

L'irritazione di Conte

Le defezioni nel M5S hanno fatto infuriare Conte. Come riporta il Corriere della Sera, fonti qualificate riferiscono di un certo fastidio per la situazione che si è creata: i vertici del Movimento tengono a sottolineare che determinati atteggiamenti comportano sempre le dovute conseguenze. Tradotto: chi si è opposto rischia l'espulsione. A infastidire il leader in pectore grillino è l'essersi sottratti alle singole responsabilità dopo aver ottenuto pieno coinvolgimento nei momenti decisionali.

In vista altre espulsioni?

Il quadro resta incerto e fragile. Anche perché si sono creati nuovamente schieramenti di formazione che di fatto spaccano il gruppo. "Speriamo che quelli che ora si assentano non assumendosi la responsabilità abbiano poi la decenza di assentarsi anche nel momento delle liste per prossime candidature in Parlamento di modo da lasciare spazio a chi lavora per il M5S e non per i propri individualismi", sono le parole al veleno di chi giura fedeltà a Conte. Ma allo stesso tempo c'è chi non si nasconde e lo attacca a muso duro: "Ha confuso l'autorevolezza con l’autoritarismo".

Il riferimento è al duro sfogo dell'ex presidente del Consiglio nei confronti di Alessandro Melicchio, deputato pentastellato che domenica aveva a favore delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate da Fratelli d'Italia e L'alternativa c'è, contrariamente all'indicazione del gruppo (ma alla fine ci ha ripensato e ha dato l'ok in Aula alla riforma). Non ha esercitato libertà di coscienza ma libertà di incoscienza e ha mancato di rispetto a chi si occupa di giustizia, sarebbe stato in sostanza il ragionamento seccato di Conte nell'assemblea congiuta di deputati e senatori 5S. Nel Movimento spiegano che c'è chi è rimasto deluso per l'atteggiamento dell'avvocato: "Diversi parlamentari hanno mal visto quello sfogo. È sembrato eccessivo. Per questo c'è molta insofferenza nelle ultime ore".

"Se mi vogliono cacciare..."

Lo scacchiere è il seguente: da una parte chi chiede la linea dura e intransigente per chi non si è allineato al gruppo; dall'altra chi avverte sui possibili rischi di un altro caos interno. "Vogliono sanzionare gli assenti? Benissimo, iniziamo da Crimi e Taverna allora", è la provocazione di un pentastellato critico. I due "no" arrivati in casa M5S sono di Luca Frusone e Giovanni Vianello. Proprio quest'ultimo al Corriere ha commentato a caldo l'ipotesi di espulsione: "Mi dispiacerebbe se così fosse. Ma se mi vogliono cacciare perché ho votato contro trivelle e inceneritori ne prendo atto.

Per me la dignità e il rispetto della parola data non sono barattabili".

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